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CATANZARO – Appartenevano tutti al clan di ‘ndrangheta dei Giampà di Lamezia Terme fino a quando non hanno deciso di lasciare il mondo del crimine per iniziare a collaborare con la giustizia confessando numerosi delitti tra i quali anche una lunga serie di omicidi commessi tra il 2000 ed il 2011.

Dalle loro confessioni sono scaturiti diversi procedimenti giudiziari uno dei quali ha riguardato direttamente i collaboratori di giustizia in questione. Il giudice per l’udienza preliminare, Claudio Paris, ha emesso nei confronti di 13 collaboratori di giustizia una serie di condanne che vanno dai 20 ai due anni di reclusione.

La pena più severa è stata inflitta a Giuseppe Giampà, figlio del promotore della consorteria Francesco Giampà, e “reggente” dopo la carcerazione del padre. Queste le restanti pene decise dal gup: Diciotto anni sono stati inflitti ad Angelo Torcasio; 17 anni e 6 mesi per Saverio Cappello; 16 anni e 6 mesi per Rosario Cappello; 6 anni per Giuseppe Cappello; 16 anni e 6 mesi per Francesco Vasile; 15 anni per Battista Cosentino; 15 anni per Luca Piraina; 6 anni e 8 mesi per Francesca Teresa Meliadò; 3 anni per Vincenzo Ventura; 9 anni e 3 mesi per Giuseppe Catroppa; 10 anni per Pasquale Catroppa; 2 anni e 6 mesi per Francesco Mario Meliadò. Agli imputati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, estorsione, violenza e minacce, rapina, danneggiamento fraudolento, intimidazione. 

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