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I controlli della guardia di finanza a Lamezia Terme

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Beni per un valore di oltre 200 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del comando provinciale di Catanzaro al boss Vincenzino Iannazzo, 65 anni, detto “U moretto”, ritenuto il capocosca dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta operante nel territorio di Lamezia Terme e dei comuni limitrofi.

La cosca Iannazzo, secondo gli inquirenti, ha da sempre costituito un esempio tipico di «mafia imprenditoriale» capace di avvalersi di un fitto reticolo di imprese intestate o comunque facenti capo a esponenti della famiglia.

Iannazzo è stato coinvolto nell’operazione “Andromeda”, culminata nel mese di maggio del 2015 con l’esecuzione di numerosi provvedimenti di custodia cautelare. E’ stato condannato, con sentenza ancora non definitiva, per il reato di associazione mafiosa (con assunzione di posizione verticistica), nonché per il reato di interposizione fittizia di beni. Già in passato Iannazzo era stato condannato, in via definitiva, per concorso esterno in associazione mafiosa. Nello scorso mese di aprile era stato tra i primi esponenti della criminalità organizzata a essere scarcerato per ragioni di salute legate all’emergenza covid-19 e aveva lasciato il regime del 41-bis del carcere di Spoleto per andare ai domiciliari presso la sua residenza lametina.

Il successivo 5 giugno, in applicazione del “decreto antimafia”, era tornato in carcere nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, avrebbero consentito di ricostruire un complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

Il sequestro ha riguardato un’impresa di Lamezia Terme operante nel settore edile, il 50% di una società esercente la commercializzazione di prodotti caseari sempre della città del Catanzarese e diversi rapporti bancari e finanziari. Il sequestro è stato disposto dal Tribunale su richiesta della Dda di Catanzaro.

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