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Lorenzo Cesa

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“Basso profilo”: archiviata la posizione di Lorenzo Cesa, scagionati avvocato catanzarese ed ex assessore di Santa Severina


CATANZARO – Il gip distrettuale di Catanzaro Isabella Valenzi, in accoglimento delle richieste della Dda, ha archiviato le posizioni dell’ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, dell’avvocato catanzarese C. L. e dell’ex assessore di Santa Severina Giuseppe Selvino nell’ambito dell’inchiesta che un anno fa portò all’operazione Basso profilo, condotta dalla Dia contro una presunta cricca affaristico-mafiosa della quale avrebbe fatto parte l’ex assessore regionale al Bilancio Franco Talarico, che era segretario regionale dello stesso partito, condannato a 8 anni di reclusione per voto di scambio nel processo col rito abbreviato.

Cesa era accusato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione con l’aggravante mafiosa poiché, insieme a Talarico, avrebbe aiutato l’imprenditore di Sellia Marina Antonio Gallo, figura chiave dell’inchiesta e legato ai clan del Crotonese, e l’imprenditore reggino Antonino Pirrello, imparentato col gotha della ‘ndrangheta in riva allo Stretto, ad ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l’antiinfortunistica e in quello delle pulizie.

La cricca si sarebbe proposta di espandersi in Albania, dove effettivamente fu aperta una filiale che, grazie all’ausilio di un ex luogotenente della Guardia di finanza, Ercole D’Alessandro, si sarebbe introdotta nei gangli della pubblica amministrazione del Paese delle aquile.

LA POSIZIONE DI CESA

Cesa viene evocato più volte nel corso delle intercettazioni relative al periodo in cui era europarlamentare – intercettazioni in cui non figura mai come interlocutore – come riferimento per l’accaparramento di appalti pubblici e privati. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, Talarico, compulsato dall’ex consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e dal figlio Saverio, ex assessore del Comune di Simeri Crichi (sciolto per mafia proprio in seguito alle risultanze dell’inchiesta) avrebbe messo in relazione Cesa e Gallo.

In questo contesto è stato documentato un incontro, avvenuto in un ristorante romano nel luglio 2017, al quale presero parte i Brutto, Cesa e Gallo; incontro peraltro non monitorato mediante intercettazioni. Dalle fonti di prova emergerebbe un «forte sospetto» circa il buon esito delle trattative, o comunque una «non chiusura» di Cesa perché «non sono stati acquisiti commenti negativi» sull’andamento dell’incontro conviviale.

Tuttavia, gli elementi raccolti non hanno consentito di «fugare i dubbi – scrive il gip – tali da consentire di focalizzare in maniera precisa la posizione del politico nazionale» tanto più che Gallo, nel corso di un interrogatorio, ha affermato che Cesa si sarebbe limitato ad ascoltare le sue richieste comunque «limitate ad avere conoscenze presso enti pubblici e privati senza che vi fosse riferimento alcuno a condotte illecite protese ad assumere una posizione privilegiata rispetto ad altri competitors».

«Specifiche responsabilità» non emergono nemmeno dall’esame delle chat – cancellate prima del sequestro dei telefoni di D’Alessandro – col finanziere coinvolto nell’inchiesta col quale comunque è stato accertato un rapporto di conoscenza».

LA POSIZIONE DELL’AVVOCATO CATANZARESE

Anche L., assistito dagli avvocati Enzo De Caro ed Enzo Ioppoli, la cui richiesta è stata accolta, esce di scena dall’inchiesta. Nel provvedimento si fa riferimento all’esito di un interrogatorio a cui si è sottoposto durante il quale ammette un rapporto di natura professionale con Gallo, da lui assistito in un contenzioso amministrativo legato alle interdittive antimafia che colpirono le sue imprese. Circa la prospettazione a Gallo di un intervento sulla gerarchia di un luogotenente della Guardia di Finanza che aveva svolto accertamenti stringenti sull’imprenditore, l’avvocato ha affermato di averla avanzata soltanto per «rabbonire» il suo cliente col quale recise i rapporti dopo che la causa sulle interdittive non sortì i risultati sperati.

Secondo il gip non emerge neanche che L. fosse consapevole dell’illiceità delle attività di Gallo. Secondo l’originario impianto accusatorio, L. avrebbe svolto un ruolo nella presunta associazione a delinquere impegnandosi a reperire, insieme a D’Alessandro, informazioni su eventuali indagini su Gallo nonché per aiutare quest’ultimo ad eludere quelle su cui indagava il detto luogotenente.

LA POSIZIONE DI SELVINO

Selvino, dipendente del Consorzio di bonifica Jonio crotonese, fu arrestato per turbativa d’asta sulla base di un’intercettazione che, come fatto emergere dal suo difensore, l’avvocato Eugenio Perrone, non corrispondeva alla voce dell’indagato. Un clamoroso errore riconosciuto dalla stessa polizia giudiziaria tant’è che la misura cautelare domiciliare fu subito revocata. La voce intercettata corrisponde, invece, a quella del funzionario del Consorzio Jonio catanzarese Giuseppe Truglia, condannato a 9 anni e 4 mesi nel filone processuale del rito abbreviato.

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