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Giancarlo Pittelli mentre entra nel tribunale di Vibo Valentia (foto d'Archivio)

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LA procura distrettuale di Catanzaro non ci sta e presenta appello contro la decisione del Tribunale di Vibo Valentia che ha concesso gli arresti domiciliari all’ex parlamentare Giancarlo Pittelli (LEGGI).

Per sostenere la richiesta la procura elenca tutta una serie di episodi, oltre che i capi di imputazione di cui l’avvocato ed ex parlamentare è chiamato a rispondere.

Tra questi episodi vi sono le ulteriori evidenze di indagine relativamente alla gestione della società A.t. Alberghiera Turistica S.r.l. che miravano a tenere «in uno stato di perdurante decozione e di voluta inattività preordinata ad ottenere la cancellazione, ragion per cui in data 9 novembre 2021 la procura depositava istanza di dichiarazione del fallimento della società».

Altro elemento “nuovo” messo in luce nel documento della Procura riguarda il procedimento giudiziario in corso a Milano a carico di Maurizio Sacchi relativamente a delle truffe legate a un traffico di diamanti nel quale per Pittelli è stato chiesto il rinvio a giudizio (il tribunale di Milano si è però dichiarato incompetente trasmettendo gli atti a Roma).

LA LETTERA AL MINISTRO CARFAGNA

Ultimo elemento da riesaminare è la già nota lettera inviata al ministro Mara Carfagna da parte di Pittelli «in data 11 novembre 2021 – scrive la procura – la Squadra Mobile presso la Questura di Catanzaro depositava una missiva mandata da Pittelli al ministro per il Sud».

«La missiva – spiega la procura – recante come mittente “Ketti Concolino Pittelli”, recava nel testo la, finna dell’effettivo mittente, Giancarlo Pittelli, il quale dichiarava di essere detenuto da due anni a causa di una vicenda giudiziaria che lo vorrebbe coinvolto in gravi reati di mafia e per la quale sarebbe vittima di ingiuste accuse formulate dalla Procura di Catanzaro».

Inoltre, la procura riporta come nel testo «l’autore del messaggio affermava, peraltro, di essere a conoscenza del fatto di non poter avere rapporti di corrispondenza con alcuno, ma si rivolgeva egualmente al Ministro, conosciuto in ragione della passata appartenenza al partito politico Forza Italia, dichiarando di essere alla ricerca di aiuto ed invitando lo stesso Ministro a contattare la moglie Ketti dicendo testualmente: “Le tue telefonate come ben sai sono tutelate dall’art. 68, anche se …. talvolta qualcuno se ne dimentica di proposito”».

LA RICHIESTA DI RIPRISTINARE GLI ARRESTI IN CARCERE

A questo punto, per la procura «è evidente che, al di là della formale violazione delle prescrizioni, dalla missiva si evince la circostanza che Pittelli abbia intrattenuto altri contatti non autorizzati ed utilizzi il nominativo della consorte quale mittente di missive ovvero l’utenza telefonica alla stessa in uso per instaurare contatti all’esterno non autorizzati, il che aveva chiaramente destato allarme circa l’idoneità della misura degli arresti domiciliari a fronteggiare le esigenze cautelari, ben al di là della specifica vicenda della lettera».

Alla luce di queste considerazioni la procura chiede al Tribunale di Catanzaro in sede di Riesame di annullare l’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari per Pittelli e riportarlo in carcere per quanto riguarda le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa.

A questo punto sarà il Riesame a decidere del futuro dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli

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