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Il luogo dell'omicidio

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il gip ha escluso la «legittima difesa» perché hanno inseguito i fratelli Trovato e D’Angela in fuga per ripararsi dal piombo e che avrebbero potuto invece esplodere colpi di pistola in aria e non ad altezza d’uomo. Questo emerge dall’udienza di convalida degli arresti di Claudio Paola, detto “trachino”, 36 anni, e di Antonio Monteleone, 23 anni, i quali  hanno dichiarato davanti al gip Francesco De Nino (che ha convalidato gli arresti applicando la custodia cautelare in carcere) di aver aperto il fuoco per «legittima difesa» quando nella sera di lunedì in piazza Borelli sarebbero stati bloccati da tre auto e poi accerchiati rispondendo col fuoco.
Il tutto per screzi sfociate in minacce e aggressioni di vecchia data, secondo la versione raccontata in particolare da Claudio Paola, rinchiuso nel carcere di Paola insieme a Monteleone dovendo rispondere di concorso in omicidio volontario e tentativo di omicidio volontario plurimo nei confronti di Luigi, detto Gino, Trovato di 52 anni, del ferimento del fratello Luciano di 37 anni (ferito al collo e al mento e sottoposto a intervento chirurgico a Catanzaro) e di Pasquale D’Angela di 34 anni (ferito di striscio a un braccio) dimesso dall’ospedale di Lamezia poco dopo essere giunto in auto insieme a Luciano Trovato, mentre Luigi Trovato è stato soccorso dai sanitari del 118 che hanno trovato la vittima distesa sul luogo del delitto, in piazza Borelli, poi trasportata in ospedale ma poco dopo deceduta.
I due si sono costituiti dai carabinieri dopo circa due ore dal “far west” di piazza Borelli e davanti al gip  hanno confermato le loro responsabilità, affermando di aver agito per difendersi dai Trovato. Versione che, però, pare che il gip abbia escluso nelle sue valutazioni.
Nella serata di lunedì, poco prima delle 19, i carabinieri sono intervenuti dopo una chiamata al 112 trovando sul posto la vittima, rinvenendo anche i bossoli (15) delle pistole utilizzate dai due arrestati (una 6.35 consegnata ai carabinieri da Monteleone al momento della costituzione in caserma e una 9X21 gettata nel torrente Piazza da Paola) i quali sono stati individuati grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, aspetto che ha convinto i due a costituirsi dai carabinieri consapevoli, evidentemente, del fatto che ormai avevano le ore contate. Dalla visione dei filmati emerge che una Alfa Mito guidata da Monteleone e con a bordo Paola, veniva speronata da un suv bianco Range Rover, la stessa Alfa Mito veniva bloccata da una 500 rossa e una quarta auto, una 500 di colore scuro, che seguiva il suv bianco.
Dalle immagini si accertava che due persone (tra cui D’Angela) uscivano dal suv e una dalla 500 rossa (i cui occupanti non sono stati identificati) accerchiando gli occupanti della Mito da cui si notava uscire Paola. A quel punto Monteleone esplodeva colpi di pistola verso D’Angela e Luigi Trovato di cui uno aveva aperto lo sportello. Paola, sceso dall’auto, esplodeva colpi di pistola contro i fratelli Trovato e D’Angela che si davano alla fuga venendo inseguiti sia da Paola che da Monteleone. Paola, in particolare, saliva sul tetto di un’auto in sosta stendendo il braccio impugnando la pistola e quindi sparare contro Luigi Trovato nonché verso il fratello Luciano così come Monteleone verso i fratelli.
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