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La Corte di Cassazione

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LAMEZIA TERME – Condannato in primo grado dal tribunale di Lamezia e poi assolto in appello. Ora la Cassazione ha annullato (con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello) l’assoluzione dell’ex vicepresidente del consiglio comunale, Giuseppe Paladino. Confermate tre condanne per altri imputati mentre per un’altra imputata è stata annullata con rinvio la condanna.

Si dovrà, infatti, celebrare un processo d’appello bis nei confronti dell’ex consigliere comunale e vicepresidente nel 2017 del civico consesso di Lamezia. Giuseppe Paladino (difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere) tra l’altro dichiarato incandidabile dalla Cassazione per la sua posizione (nell’ambito dell’inchiesta antimafia Crisalide scattata a maggio 2017).  

LA CASSAZIONE DISPONE UN NUOVO PROCESSO PER PALADINO

A maggio 2020 in primo grado era stato condannato dal tribunale di Lamezia a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto per corruzione elettorale. Poi a dicembre 2021 in appello era stato assolto “perchè il fatto non sussiste”. Ma ora la Cassazione ha rimesso tutto in discussione per la posizione di Paladino. Egli era stato condannato in primo grado in relazione all’accusa di aver chiesto l’appoggio elettorale alla cosca Torcasio alle comunali del 2015 . Questo, tra l’altro, fu uno dei motivi dello scioglimento del Consiglio comunale di novembre 2017 per infiltrazioni mafiose.

Per altre accuse, il processo bis in un’altra sezione della Corte d’Appello, si dovrà celebrare anche Francesca Antonia De Biase (condannata in appello a 1 anno e 10 mesi, sentenza ora annullata appunto con rinvio) mentre sono state, invece, confermate le condanne (la Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi) a 10 anni di carcere per Piero De Sarro, 10 anni e 9 mesi nei confronti di Danilo Fiumara e 11 anni per Giuseppe Costanzo.

La sentenza riguarda il processo d’appello Crisalide” nei confronti dei cinque imputati che scelsero il dibattimento. Gli imputati (a parte Paladino) a vario titolo, nell’ambito dell’operazione “Crisalide” contro una nuova ramificazione della cosca Torcasio, erano accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, armi, esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina.

LE ACCUSE A CARICO DELL’EX VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI LAMEZIA TERME

Come si ricorderà, Giuseppe Paladino rimase coinvolto a maggio 2017 nel blitz antimafia “Crisalide” insieme anche al padre, il medico Giovanni Paladino. Secondo quanto contestato dalla Dda, gli esponenti della cosca Torcasio avrebbero appoggiato Giuseppe Paladino.

I congiunti Paladino avrebbero, secondo le accuse, chiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale, sotto forma di procacciamento dei voti e propaganda elettorale, quale attività di attacchinaggio. I due Paladino, intercettati dai carabinieri, sarebbero andati in macchina presso il “fortino” dei Torcasio dove avrebbero incontrato alcuni degli elementi di vertice dell’organizzazione, verosimilmente Teresina Cerra.

E prima di scendere dalla macchina, Giovanni Paladino disse al figlio Giuseppe di indossare il cappuccio del giubbotto. Per Giovanni Paladino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che in primo grado fu assolto e condannato poi in appello, la pena (4 anni oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni) è divenuta definitiva a settembre scorso.

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