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Vincenzo Luberto

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Corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio, assolti anche in appello l’ex pm Vincenzo Luberto e il politico Ferdinando Aiello

COSENZA – La Corte d’Appello di Salerno ha confermato la sentenza di assoluzione di primo grado per Ferdinando Aiello (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere) e Vincenzo Luberto (difeso dall’avvocato Mario Papa). I fatti-reato contestati erano di corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio. La Procura di Salerno aveva proposto appello avverso la sentenza di assoluzione del gup, che aveva assolto entrambi in sede di giudizio abbreviato.

L’ex procuratore aggiunto della Dda catanzarese era sospettato di aver frenato un’indagine del suo ufficio su un voto di scambio tra il parlamentare di Sinistra e Libertà, poi transitato nel Pd, e un imprenditore ritenuto vicino alla famiglia Forastefano, clan di ’ndrangheta della Sibaritide. Cortesia che Aiello avrebbe poi ricambiato pagando parte delle spese sostenute da Luberto fra il 2017 e il 2018 per soggiorni in località turistiche.

CORRUZIONE, ASSOLTI AIELLO E LUBERTO, LA PROCURA CHIEDEVA LA CONDANNA A 3 ANNI

La Procura chiedeva tre anni di reclusione a testa per entrambi gli imputati. Alla fine, però, entrambe le circostanze non sono state ritenute fondate dai giudici. I due erano amici sì. Ma come evidenziato dai difensori non c’è mai stato alcun intervento giudiziario da parte di Luberto teso a favorire o coprire il politico. Un rapporto di amicizia, a parere dei giudici del primo grado che li avevano assolti perché “il fatto non sussiste”, non “malato”. Come riteneva invece l’Ufficio di Procura guidato da Giuseppe Borrelli.

«Si ribadisce ancora una volta – dichiara l’avvocato Belvedere in una nota – l’operato cristallino di un onorevole della Repubblica italiana, che ha ricoperto durante il suo mandato ruoli importanti e delicati anche in sede europea. Era stato sottoposto ad intercettazioni con il sistema del cosiddetto “trojan” dalla Procura Dda di Catanzaro ed è stato già chiaramente scritto nella sentenza del gup di Salerno. Adesso lo sarà anche in quella della Corte d’Appello».

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