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Il centro commerciale Due mari, tra i beni sequestrati ai fratelli Perri

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro ha rigettata, in favore dei fratelli Perri, la richiesta di confisca, con dissequestro di tutti i beni (dal valore complessivo di 800 milioni di euro) e restituzione ai legittimi proprietari, ed il rigetto della misura di prevenzione personale nei confronti dei fratelli Perri (Pasqualino e terzi interessati, difesi dall’avvocato Francesco Gambardella, Francesco e terzi interessati, difesi dagli avvocati Salvatore Staiano, Aldo Ferraro e Giuseppe Mussari e Marcello e terzi interessati difesi dall’avvocato Michele Cerminara).

L’accusa per la quale si era giunto all’ingente sequestro (scattato a febbraio 2022) riguarda la presunta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati dalle attività lavorative, ma anche un impero la cui origine – secondo quanto contestato dalla Dda – sarebbe stato riconducibile alle attività illecite dell’imprenditore della grande distribuzione, Antonio Perri (ucciso a marzo del 2003) padre dei tre fratelli (Pasqualino, Francesco e Marcello), imprenditori lametini nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari del centro commerciale “Due mari” di Maida, tra i più grandi della Calabria, uno dei tanti beni che, con l’operazione “Mare magnum”, erano finiti sotto sequestro (il centro commerciale comunque è rimasto sempre aperto e gestito da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale, così come altre attività che erano state interessate al sequestro) che ha riguardato un patrimonio dal valore complessivo di oltre 800 milioni di euro.

Erano stati i finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro, con la collaborazione del servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata di Roma, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a eseguire il decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro – Ufficio misure di prevenzione, aveva disposto il maxi sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice antimafia, del patrimonio, del valore di oltre 800 milioni di euro, riconducibili ai tre fratelli. Un provvedimento – richiesto dalla Dda di Catanzaro – di natura cautelare, adottato dal Tribunale di Catanzaro nell’ambito del procedimento di prevenzione avviato con la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale (ora rigettata) e di quella patrimoniale della confisca (ora rigettata) sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte, anche con l’ausilio di sofisticati software, ad opera degli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia economico- finanziaria del capoluogo calabrese, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

Il sequestro di prevenzione dei beni (di cui ora è stata rigettata la richiesta di confisca) riguardò: 22 complessi aziendali, comprendenti: il centro commerciale “Due mari” tra i più grandi della Calabria; 19 ipermercati; attività di commercio di autoveicoli e di rivendita di motocicli e ciclomotori; attività operanti nei settori: costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria; recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici; produzione di gelati; gestione di impianti polivalenti; locazioni immobiliari; partecipazioni, anche in forma totalitaria, in 34 società, attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare, ed anche le quote di partecipazione nella squadra di calcio “Vigor Lamezia” (società dichiarata fallita qualche mese fa e non più operante anche dal punto di vista sportivo) e nella squadra di volley “Pallavolo Lamezia”, 26 fabbricati e 2 ville di lusso; 42 terreni; 19 autoveicoli (tra i quali una Ferrari); 4 motoveicoli di lusso; 1 ditta individuale, operante nel settore della ristorazione; tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai proposti e ai loro familiari.

Un valore determinante, rispetto ad aver rigettata la richiesta della confisca dei beni e della misura di prevenzione personale, hanno assunto le risultanze della consulenza tecnica elaborata nell’interesse di Francesco Perri dai dottori Claudio Schiavone e Vittoria Iaquinta, ritenuti tra i principali esperti a livello nazionale in materia di ricostruzione contabile e sperequazione, e dalla dott.ssa Alessandra Neri, nonché dal dott. Antonio Ruberto nell’interesse dei fratelli Pasqualino e Marcello Perri, tanto da avere il Tribunale più volte richiamato le conclusioni rassegnate dagli stessi consulenti sulle quali si regge il motivato rigetto della proposta formulata il 26 aprile 2019 dalla Procura di Catanzaro.

Analogamente decisiva è stata l’assoluzione pronunciata dal Tribunale di Lamezia Terme nei confronti di Francesco Perri all’esito del processo Andromeda, laddove egli è stato assolto dal reato di associazione mafiosa “per non avere commesso il fatto”, il che ha consentito al Tribunale di escludere a monte l’esistenza dei presupposti che avrebbero legittimato e consentito l’applicazione nei confronti di Francesco Perri, e dei suoi fratelli, delle invocate misure di prevenzione personale e patrimoniale.

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