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L'interno del centro commerciale I due mari

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Confermata la revoca della confisca e che venga restituito l’ingente patrimonio ai fratelli Perri. E’ stato, infatti, rigettato dalla Corte d’appello di Catanzaro il ricorso della Dda che aveva impugnato la decisione del Tribunale misure di prevenzione di Catanzaro che aveva rigettato la richiesta di confisca della Dda, con dissequestro di tutti i beni (dal valore complessivo di 800 milioni di euro) e restituzione (confermata) ai legittimi proprietari, rigettando anche la richiesta della Dda della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 5 anni, ne confronti dei fratelli Perri (Pasqualino e terzi interessati, Francesco e terzi interessati e Marcello e terzi interessati.

A ottobre scorso, come si ricorderà, la Corte d’appello, in base al ricorso della Dda, aveva disposto la sospensione della revoca del maxisequestro ai fratelli Perri, in attesa della decisione di merito della stessa corte. Che ora ha confermato la decisione di settembre scorso del tribunale misure di prevenzione. “In mancanza del necessario presupposto dell’accertamento della pericolosità sociale del soggetto proposto – scrive la Corte d’appello (presidente Antonio Battaglia, consiglieri Abigail Mellace e Paola Ciriaco, relatore) superflua appare qualsiasi valutazione relativa all’asserita sproporzione reddituale. Infine, alcuna concreta doglianza viene svolta in riferimento alle posizioni dei fratelli Marcello e Pasqualino Ferri: sul punto, la Procura si limita ad affermare la loro presenza all’interno della compagine societaria già all’epoca in cui il padre Antonio era in vita – negli anni ’80 – con ciò trascurando la circostanza per cui in quegli anni essi erano poco più che bambini. Né sono stati dedotti ulteriori elementi da cui desumere l’inserimento degli stessi nell’ambito del contesto criminale di riferimento.

Anche sotto questo ultimo profilo, discendo il rigetto dell’appello proposto dal Pubblico Ministero, con conferma delle statuizioni di cui al decreto impugnato, ivi compresa quella relativa alla revoca del sequestro e al fatto che il patrimonio sequestrato venga restituito”. L’accusa per la quale si era giunto all’ingente sequestro (scattato a febbraio 2022) riguardava la presunta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati dalle attività lavorative, ma anche un impero la cui origine – secondo quanto contestato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – sarebbe stato riconducibile alle attività illecite dell’imprenditore della grande distribuzione, Antonio Perri (ucciso a marzo del 2003 all’interno del centro commerciale Atlantico, una delle sue tante “creature”) padre dei tre fratelli (Pasqualino, Francesco e Marcello), imprenditori lametini nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari del centro commerciale “Due mari” di Maida, tra i più grandi della Calabria, uno dei tanti beni che finì sotto sequestro (rimasto sempre aperto e gestito da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale). Erano stati i finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a eseguire il decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro – Ufficio misure di prevenzione, aveva disposto il maxi sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca del patrimonio riconducibili ai tre fratelli, con la proposta anche di applicazione della misura di prevenzione personale (ora rigettata) e di quella patrimoniale della confisca (ora rigettata) sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte, anche con l’ausilio di sofisticati software, ad opera degli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia economico- finanziaria del capoluogo calabrese, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

Il patrimonio per quale era stato disposto il sequestro, e che oggi è stato restituito, riguardò: 22 complessi aziendali, comprendenti: il centro commerciale “Due mari”; 19 ipermercati; attività di commercio di autoveicoli e di rivendita di motocicli e ciclomotori; attività operanti nei settori: costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria; recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici; produzione di gelati; gestione di impianti polivalenti; locazioni immobiliari; partecipazioni, anche in forma totalitaria, in 34 società, attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare, ed anche le quote di partecipazione nella squadra di calcio “Vigor Lamezia” (società poi dichiarata fallita) e nella squadra di volley “Pallavolo Lamezia”, 26 fabbricati e 2 ville di lusso; 42 terreni; 19 autoveicoli (tra i quali una Ferrari); 4 motoveicoli di lusso; 1 ditta individuale, operante nel settore della ristorazione; tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai proposti e ai loro familiari. Tutti beni che, come detto, componevano un ingente patrimonio che è stato ora restituito.

Determinante, ai fini del rigetto della confisca, una consulenza tecnica elaborata nell’interesse di Francesco Perri dai dottori Claudio Schiavone e Vittoria Iaquinta, ritenuti tra i principali esperti a livello nazionale in materia di ricostruzione contabile e sperequazione, e dalla dott.ssa Alessandra Neri, nonché dal dott. Antonio Ruberto nell’interesse dei fratelli Pasqualino e Marcello Perri, tanto da avere il Tribunale più volte richiamato le conclusioni rassegnate dagli stessi consulenti sulle quali si regge il motivato rigetto della proposta formulata il 26 aprile 2019 dalla Procura di Catanzaro. Analogamente decisiva è stata l’assoluzione pronunciata dal Tribunale di Lamezia al processo Andromeda nei confronti di Francesco Perri, dove è stato assolto dal reato di associazione mafiosa riconducibile alla famiglia Iannazzo “per non avere commesso il fatto”, ciò ha consentito al Tribunale di escludere a monte l’esistenza dei presupposti per l’applicazione nei confronti di Francesco Perri, e dei suoi fratelli, delle invocate misure di prevenzione personale e patrimoniale.

Francesco Perri è stto difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Aldo Ferraro; terzi interessati, Jessica Perri, difesa dall’avvocato Giuseppe Mussari, Antonella Perri difesa dall’avvocato Aldo Ferraro così come Franca Fazzari e tutte le società. Pasqualino Perri è stato difeso dall’avvocato Francesco Gambardella e Marcello Perri dall’avvocato Michele Cerminara.

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