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Personale sanitario a lavoro in un reparto Covid-19

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BOTRICELLO (CATANZARO) – «Ho avuto momenti in cui ero convinto che non sarei uscito vivo da quel reparto. Ho pianto molto, ma ho sempre avuto vicino a me gli angeli delle Malattie infettive dell’ospedale “Pugliese” di Catanzaro. Devo tutto a loro». Pino Omarelli parla al telefono con la voce rotta dall’emozione e da quella carenza di ossigeno propria del Covid-19. Lui è uno degli operai che lavorano per il Comune di Botricello e che ha contratto il virus.

Pochi giorni fa ha lasciato l’ospedale, mentre ora si trova a casa con gli strascichi della malattia, ma formalmente guarito.  Quella che ha raccontato al “Quotidiano” è la storia di un uomo che ha subito l’attacco subdolo del Covid, trascorrendo giornate drammatiche, ma riuscendo a tornare a casa dalla moglie e dai figli. 

«Devo tutti ai medici, agli infermieri e agli operatori di Malattie infettive – ha aggiunto Pino nel suo racconto – non mi hanno lasciato solo nemmeno un attimo. Non mi hanno solo curato dal punto di vista medico, mi hanno accompagnato giorno per giorno, sono diventati per me come una seconda famiglia». Il giorno più difficile nella testimonianza di Pino è stato quello in cui ha scoperto che il suo collega, Maurizio Midiri, operaio comunale, aveva perso la sua battaglia contro la pandemia.  

«Quello è stato per me il giorno peggiore – ricorda – sapevo che Maurizio era morto e questo era già un dramma, ma ero anche cosciente che stavo rischiando di morire anche io. Il personale dell’ospedale ha capito tutto e non mi hanno mai lasciato solo. Ricordo che sentivo le loro carezze e le loro cure momento dopo momento. Mi asciugavano le lacrime, mi consolavano, mi stringevano la mano». 

Ma Pino ha voluto rivolgersi anche a chi ancora non crede alla violenza di questa pandemia: «Non ho particolari patologie, eppure ho trascorso diciotto giorni in ospedale, con il rischio di non uscirne vivo. Vorrei solo che tutti capissimo la difficoltà e il pericolo che questo virus porta con sé. Non sottovalutatelo mai, non possiamo permettercelo».

Al telefono con la voce sempre rotta dall’emozione e dal fiato carente, Pino non ha smesso un solo attimo di ringraziare «gli angeli del “Pugliese”», ma anche due ragazzi, Fabio di Catanzaro e Luciano di Polistena, suoi compagni di camera che lo hanno aiutato nei momenti peggiori, in cui non riusciva nemmeno a muoversi. Quindi ha sottolineato che «dopo essere rientrato a casa ho potuto tornare a vivere con la mia famiglia che, tutta, non smetterà mai di ringraziare chi mi ha salvato la vita. Non so cosa sia giusto fare per rendere il giusto merito a queste persone, ma so benissimo che meritano il massimo perché la buona sanità può esistere anche in Calabria e io ne sono un testimone». 

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