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A Catanzaro un minorenne è stato aggredito da un gruppo di coetanei all’uscita da scuola per essersi rifiutato di far parte di gruppo “troppo violento”
Un rifiuto considerato “sbagliato”, una scelta di autonomia costata carissima. È accaduto a Catanzaro, dove un ragazzo minorenne è stato accerchiato e aggredito da un gruppo di coetanei all’uscita da scuola, dopo essersi rifiutato – durante una pausa delle lezioni – di unirsi a un gruppo che riteneva “troppo violento”.
CATANZARO, IL BRANCO E L’AGGUATO
Un vero e proprio agguato quello che il branco avrebbe organizzato, stando a quanto raccontato dal padre del ragazzo alla Polizia di Stato. Il giovane sarebbe stato circondato da alcuni compagni e colpito ripetutamente. Durante la colluttazione, uno degli aggressori avrebbe estratto un coltello, riuscendo a ferirlo. Provvidenziale, per fortuna, la prontezza della vittima, che è riuscita a divincolarsi utilizzando uno spray al peperoncino che aveva con sé, riuscendo così a fuggire.
Allertato con una telefonata dal figlio, il padre – secondo quanto riferito anche dall’Adnkronos – ha immediatamente contattato il 112 e presentato formale denuncia alle forze dell’ordine. La Polizia di Stato ha avviato le indagini per ricostruire quanto accaduto e individuare tutte le responsabilità.
Una vicenda grave, che solleva domande inquietanti sullo stato dell’educazione e sulla capacità della società adulta di proteggere i più giovani. Non solo un caso di bullismo, ma il sintomo evidente di un vuoto educativo che chiede risposte urgenti.
L’OPINIONE DEL SOCIOLOGO BARBUTO
«Di fronte a episodi come questo non possiamo limitarci all’indignazione del momento. Occorre avere il coraggio di andare oltre il fatto di cronaca e porci domande scomode: che società stiamo costruendo? Che tipo di adulti siamo diventati?». Così Andrea Barbuto, sociologo del Centro Calabrese di Solidarietà, interviene con lucidità e amarezza sulla vicenda.Barbuto, da oltre vent’anni impegnato nel contrasto al disagio giovanile, evidenzia come questi atti siano solo la punta dell’iceberg: «La violenza tra giovani non nasce nel vuoto. È il risultato di una cultura in cui i modelli trasmessi sono distorti, contraddittori, spesso assenti. Il mondo adulto – quello che dovrebbe educare – ha sbagliato. Oppure, e questo è ancora più grave, ha costruito veri e propri disvalori che passano per normalità».
I VALORI DIMENTICATI
Competenza emotiva, empatia, rispetto: sono i valori dimenticati secondo Barbuto, che punta il dito contro una società che insegna a correre e vincere, ma non a sentire e comprendere. «Alimentiamo l’indifferenza con frasi tossiche, modelli violenti, superficialità. Poi ci sorprendiamo se crescono giovani arrabbiati, sfiduciati, persi. Sì, persi – prosegue – perché anche la salute mentale, troppo trascurata, è una delle vittime di questo sistema che ha smarrito il senso dell’umano». Proprio per contrastare questo tipo di deriva culturale ed educativa, il Centro Calabrese di Solidarietà è capofila del progetto “A Beautiful Mind”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
A BEAUTIFUL MINDA A CATANZARO, LAMEZIA E SOVERATO
L’iniziativa coinvolge 10 scuole di Catanzaro, Lamezia Terme e Soverato, 7 realtà del Terzo Settore, l’UOC di Neuropsichiatria Infantile dell’Asp e il settore Politiche Sociali del Comune di Catanzaro.
Da settembre, in via Fontana Vecchia, aprirà un Centro diurno non medicalizzato per minori fragili, che offrirà attività educative, culturali e di socializzazione. Accanto ai ragazzi, anche le famiglie troveranno un luogo di ascolto, accompagnamento e supporto psicopedagogico. Previsti inoltre percorsi formativi per insegnanti e operatori scolastici sul riconoscimento dei fattori di rischio e la gestione di situazioni critiche.
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