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CATANZARO – Ancora un arresto in flagranza effettuato dalla Polizia delle Comunicazioni per detenzione e scambio di materiale pedopornografico. Agli arresti domiciliari è finito questa volta un giovane insospettabile della provincia di Catanzaro, che, al termine di una perquisizione domiciliare è stato trovato in possesso di una ingente quantità di materiale pedopornografico, tra cui oltre 1300 video, alcuni dei quali ritraenti anche bambini in età prepuberale.

Spesso i minori sono vittime di adescamento, e sono indotti a scambiare immagini e video intimi, che a volte finiscono in rete diventando materiale di scambio o merce da acquistare, ovvero arma di ricatto nei confronti della vittima. Ecco perchè da anni va avanti l’attività di informazione e sensibilizzazione della stessa polizia, oltre che con incontri nelle scuole, con studenti, insegnanti e genitori, anche attraverso progetti educativi volti a rendere i giovanissimi più consapevoli dei rischi del web e dell’uso “improprio” dei social network.

Alcuni consigli della Polizia delle Comunicazioni:

  • mantenere sempre vivo un canale di dialogo con i ragazzi, magari lasciando che siano loro ad insegnarci come funzionano i servizi di internet che preferiscono;
  • rendersi disponibili a rispondere alle domande più “scomode”: sono quelle a cui gli abusanti on line sono sempre pronti a rispondere e che purtroppo fa abbassare la guardia ai ragazzi che così cedono alle richieste di andare oltre, accettando di raccontare e fotografare la propria intimità;
  • se un genitore viene a conoscenza di contatti sessuali on line tra il proprio figlio e un adulto sconosciuto, non deve mai sostituirsi al ragazzo/a in internet. Meglio invece salvare immagini e conversazioni e recarsi immediatamente presso un Ufficio della Polizia delle Comunicazioni;
  • se uno studente confessa ad un insegnante di aver inviato foto intime a sconosciuti o a coetanei, sarà opportuno consigliare il minore a informare i genitori, offrendogli tutto il supporto necessario e facendogli comprendere la gravità del fatto.
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