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L'aula bunker dove si sta celebrando il processo Rinascita Scott

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Nel corso dell’udienza di ieri, si è verificato un episodio molto grave: la giornalista del Corriere della Calabria, Alessia Truzzolillo, collaboratrice dell’Ansa, è stata fermata in maniera brusca e strattonata da un carabiniere in borghese, capo scorta del pm Antonio De Bernardo dopo che si era avvicinata al banco dell’accusa per fotografare il magistrato.

Secondo quanto si apprende, il carabiniere è stato questa mattina destinato ad altro incarico su decisione del Comando provinciale di Reggio Calabria, d’accordo con la Dda.

La collega, davanti a numerosi avvocati, alcuni dei quali sono anche intervenuti per capire cosa stesse succedendo, è stata chiamata dal capo scorta e quando si è avvicinato le ha detto: “Ora tu cancelli quelle riprese”.

«Poi, minacciando di farmi uscire dall’aula mi ha spinta – ha detto la giornalista – verso un corridoio. Un gesto a metà tra la spinta e l’afferrarmi da sotto l’ascella. Mi divincolo e chiedo di non essere toccata».

Il carabiniere ha quindi preso il telefono della cronista sfogliando l’album personale per accertarsi che non vi fossero altre foto. La cronista è stata bloccata nel corridoio per una trentina di minuti. Dopo avere visto la scena, l’avvocato Giovanni Marafioti insieme ad altri, hanno minacciato di fare sospendere l’udienza.

Alla Truzzolillo è giunta la solidarietà del dirigente del Commissariato della Polizia di Lamezia, dei carabinieri presenti e del comandante del reparto in cui presta servizio il capo scorta. Anche il pm De Bernardo, saputo quanto era accaduto, si è recato nel settore riservato ai giornalisti dicendosi dispiaciuto. Alcuni avvocati hanno chiesto al Tribunale di prendere provvedimenti e i giudici, dal canto loro, hanno ribadito che le foto sono ammesse. Solidarietà anche dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria e dall’Unci.

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