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L'ospedale di Lamezia Terme

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – La vita della piccola Ginevra, spezzata dal covid lontana dalla sua terra, poteva essere salvata? Come è noto, la bambina di appena due anni, originaria della città di Mesoraca (Crotone), era stata trasportata da Crotone all’ospedale Ciaccio di Catanzaro. Qui i medici della rianimazione, resisi conto della gravità delle condizioni in cui si trovava, hanno stabilito il trasferimento al Bambino Gesù di Roma, dove purtroppo è deceduta. Tornando alla domanda senza risposta, se Ginevra poteva essere salvata, forse bisognerebbe porla in un altro modo Può la regione Calabria offrire un servizio sanitario tale da competere con altre regioni d’Italia?

Ebbene tutti conoscono la risposta, non solo da adesso, ma da anni. Né si vuole puntare il dito contro l’attuale presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, il quale, si sa, ha ereditato una condizione disastrosa della sanità. Tra i medici dell’ospedale di Lamezia Terme c’è qualcuno, come il dottore Cesare Perri, che ricorda che l’ospedale di Lamezia era dotato di una efficiente terapia intensiva neonatale (Tin) chiusa nel 2016 da Massimo Scura, il commissario straordinario della sanità presso la Regione Calabria.

Il dottore Perri, oggi, osserva che «il governatore Occhiuto, come un re Travicello, scrive di essere ovviamente sconvolto dalla vicenda della piccola Ginevra, la bimba calabrese di appena due anni deceduta a Roma a causa di gravi complicazioni causate dal Covid. Tutta la comunità regionale si strige alla famiglia, in questo difficilissimo momento. Ma in queste ore stiamo leggendo tante inesattezze, e corre l’obbligo di evitare una pericolosa disinformazione».

«Non è vero che la Regione Calabria non ha posti di terapia intensiva pediatrica, perché presso l’ospedale di Cosenza ci sono 6 posti letto attualmente attivi».

Il dottore Perri ricorda «a lui e ad una classe politica nazionale e regionale incapace e incompetente quanto denunciai nel 2016 (ovviamente non fui il solo)». In un post del 4 aprile 2016 intitolato “Solo bla bla?” il dottore Perri osservava: «Ecco un esempio di come i cittadini sono depauperati del diritto a livelli uniformi di assistenza in nome di un presunto piano di rientro: prendete il “punto nascita” di Lamezia Terme nel 2013 ha avuto 880 nati ed è tra gli ospedali spoke (di periferia), rispetto anche a quelli di Vibo e Crotone, quello con il numero maggiore di nati, grazie anche alla presenza della Terapia intensiva neonatale ora soppressa. La Tin di Lamezia Terme era il riferimento per un’ampia fascia di popolazione da Tropea fino ad Amantea».

«Ebbene, come sostituì questa chiusura il Commissario di governo Scura? Programmò con un decreto (il n. 30 del 30 marzo 2016) una costosissima “Rete regionale per il Trasporto Neonatale” con ambulanze attrezzate e personale specifico ma, all’ultimo rigo del decreto stava scritto che essa sarebbe stata attivata entro il 31 dicembre 2017. Inoltre non erano nemmeno indicati i relativi finanziamenti».

Bastano solo queste brevi ed amare considerazioni a rispondere a quella domanda. La morte della bambina di Mesoraca si aggiunge così alle tante altre già annunciate.

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