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La sala interna dell'aeroporto di Lamezia Terme

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – A causa dell’emergenza coronavirus, sul solo scalo aeroportuale di Lamezia Terme, nel periodo 1-12 marzo 2020, è stata registrata una riduzione di traffico di oltre il 68,2%, a cui si aggiungono le cancellazioni Alitalia sullo scalo di Reggio Calabria, oltre alle cancellazioni, fino al blocco totale, dei voli Ryanair sullo scalo di Crotone. A questo si sommano le cancellazioni già confermate da vettori, quali Alitalia, Ryanair; EasyJet e gruppo Lufthansa, sui tre scali, i cui effetti si protraggono ben oltre l’avvio della stagione estiva 2020. Uno tsunami che il presidente della Sacal, Arturo De Felice, ha comunicato ai sindacati motivando così l’attivazione delle procedure della cassa integrazione straordinaria per 164 lavoratori Sacal (76 operai, 77 impiegati e 11-quadri, suddivisi sui tre aeroporti gestiti da Sacal spa.

Davanti a questi numeri, Arturo De Felice, ad attivare la procedura di consultazione sindacale comunicata ai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl trasporto aereo e per conoscenza a Confindustria. De Felice scrive ai sindacati manifestando formalmente alle organizzazioni sindacali e alla Rsa “l’esigenza di fare ricorso a far data dal 01.04.2020 e comunque (anche se precedente) dal giorno successivo all’esperimento dell’esame congiunto in sede regionale, per la durata di 12 mesi, all’istituto della Cassa integrazione guadagni straordinaria. E che «tale esigenza deriva dalla drastica ed improvvisa riduzione del volume di attività conseguente all’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia Covid 19 che ha portato, nell’arco di poche settimane, ad una repentina riduzione del numero di voli e ad un crollo dei coefficienti di riempimento degli aeromobili. De Felice ricorda» «L’entrata in vigore dei nuovi provvedimenti (DPCM dell’8, del 9 e dell’11 marzo 2020) che, tra gli altri, hanno istituito il divieto di ingresso e di uscita dall’Italia per motivi di turismo, nonché limitato fortemente la circolazione all’interno del territorio nazionale, sta di fatto determinando un’ulteriore riduzione dell’operativo, che a brevissimo arriverà al sostanziale azzeramento».

Per De Felice, dunque, la cassa integrazione si fonda «sull’evidente riconducibilità dell’epidemia in corso da coronavirus alla fattispecie dell’evento improvviso ed imprevisto; sul presupposto della natura comunque reversibile nel medio periodo dello stato di crisi indotto dalla drastica riduzione del volume di attività, con la prospettiva di ripristinare la situazione di normalità, una volta cessati gli effetti diretti ed indiretti dell’epidemia; sull’evidenza che strumenti quali l’utilizzo di ferie e la trasformazione su base volontaria di rapporti di lavoro da full time a part time, non sono sufficienti per fronteggiare la situazione di crisi; sul presupposto che il contratto di solidarietà non consentirebbe una riduzione dell’orario di lavoro adeguata in termini di capienza e di flessibilità rispetto alla situazione di crisi, in continua evoluzione».

De Felice così chiede la convocazione al Dipartimento del Lavoro e delle politiche sociali della Regione Calabria «al fine di approfondire le ragioni che rendono necessario il ricorso alla cassa integrazione».

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