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Mimmo Tallini

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COSENZA – Era il 19 novembre del 2020 quando l’allora presidente del consiglio regionale, Mimmo Tallini, veniva posto ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Faramabusiness. A distanza di quasi due anni è arrivata l’assoluzione in abbreviato perché il fatto non sussiste: non c’era né il voto di scambio né l’associazione mafiosa (LEGGI). Lo contattiamo alle 14 e ci dice di non aver ancora avuto la possibilità di sedere in tavola per la valanga di telefonate ricevute.

Tallini dire che è soddisfatto immagino sia superfluo…

«Sono soddisfatto e, di conseguenza, posso dire di avere riacquistato la mia serenità per la sentenza emessa nei miei confronti dal Giudice dell’udienza preliminare. Ho sempre ritenuto infamanti, oltre che del tutto insussistenti i reati che mi venivano contestati. E’ risaputo, tra l’altro, che nel corso della mia lunga attività politica ho sempre contrastato la criminalità comune e organizzata e non sono mai sceso a compromessi, né ho fatto mai accordi economici con nessuno. Proseguo dunque la mia attività politica tranquillamente e con la forza della mia coscienza».

Qual è stato il suo primo pensiero dopo l’assoluzione?

«Il primo pensiero, in un momento così importante, va alla mia famiglia che ha sopportato assieme a me difficoltà indicibili. Un ringraziamento ai miei impareggiabili legali, a cominciare dall’avvocato Enzo Ioppoli a cui si sono aggiunti gli avvocati Valerio Zimatore e Carlo Petitto. Sono stati professionisti straordinari che, essendo loro per primi assolutamente convinti della mia innocenza, hanno vissuto questa vicenda anche sotto il profilo umano. Rivolgo un pensiero commosso alle tantissime persone che mi sono state vicine, mai sfiorate dal dubbio che io potessi avere a che fare con ambienti criminali».

Che effetto le ha fatto leggere le accuse nei suoi confronti?

«Di certo non piacevole, per nulla. Colgo l’occasione per ribadire la mia lontananza siderale dalla criminalità che soffoca la nostra Calabria e ne condiziona il futuro. Grazie a giudici-eroi, che hanno svolto il loro lavoro con competenza serietà ed autonomia, che non si sono fatti influenzare da campagne mediatiche, la mia fiducia nella giustizia si è rafforzata. Tutto ciò se non mi ripaga delle indicibili sofferenze, sicuramente mi restituisce la serenità, perché gli infamanti reati che mi erano stati attribuiti sono stati cancellati in maniera totale poiché il fatto non sussiste. Non porto rancore verso nessuno, ma quanto mi è capitato serva a fare riflettere tutti».

C’è stata qualcosa in particolare che l’ha amareggiata?

«Tutta questa vicenda mi ha amareggiato».

Qualche solidarietà non ricevuta o arrivata a posteriori…

«Guardi io non sono certo un novellino, ho alle spalle molti anni di attività politica per cui non mi aspettavo niente di più e niente di meno di quanto accaduto».

Eppure in tanti, quando finiscono in situazioni del genere, lamentano una sorta di isolamento

«Accade perché un tempo c’erano i partiti che analizzavano con rigore e serietà le eventuali accuse e poi decidevano se mollarti o esprimerti solidarietà e sostegno. Adesso i partiti non ci sono più e tutto è lasciato alla sensibilità individuale. C’è chi ti porta la sua solidarietà, chi agisce con cinismo perché vede un avversario interno messo da parte».

Ma c’è stata qualcosa, fra le reazioni al suo arresto, che l’ha colpita particolarmente?

«Le ripeto non sono uno sbarbato per cui non mi meraviglio di nulla. Non sono nemmeno una persona vendicativa che vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Mi ha fatto però sorridere l’atteggiamento del primo dei non eletti di Forza Italia che quando mi hanno comminato i domiciliari mi ha espresso grande solidarietà, poi quando si è trattato di stabilire le candidature alle scorse regionali e non venne candidato, mi ha fatto un attacco frontale dicendo che era una vergogna candidare, ma io non ne avevo nessuna intenzione, un mafioso. Quindi quando ero ai domiciliari ero meritevole di solidarietà forse perché gli lasciavo il posto in consiglio regionale, una volta fuori ero un pendaglio da forca».

C’è qualche sbaglio che ha fatto in questi mesi e non rifarebbe?

«Non lo so anche perché parlare a posteriori non ha senso. I miei avvocati dicono che ho sbagliato a dimettermi da presidente del consiglio perché se non mi dimettevo sarei stato sospeso per il periodo dei domiciliari, ma poi sarei tornato tranquillamente al mio posto. Ma nemmeno di questo mi dolgo perché l’ho ritenuto un atto necessario, non volevo trascinare l’istituzione nel fango che si stava gettando su di me».

Ha smesso anche le altre cariche politiche?

«Si quella di coordinatore regionale di Forza Italia per gli stessi motivi di cui sopra a cui se ne aggiunge un altro di merito invece»

Quale?

«Per proteggere il mio partito. Penso che Forza Italia in questi anni sia stata bombardata da inchieste giudiziarie, molte delle quali rivelatisi poi inconsistenti. Siamo finiti nel tritacarne io, Caridi, Siclari, Cannizzaro..Solo per restare in Calabria».

C’è un teorema contro Forza Italia?

«Questo non posso dirlo, non ho le prove. Tutti invece hanno le prove del clima da gogna che si vive oggi in Italia alimentato da partiti populisti che fanno del giustizialismo la loro cifra politica, creando un terreno di coltura per certe vicende. Tutti conoscono la violenza verbale dei social che sono colpevolmente alimentati. Lei prima mi chiedeva delle solidarietà, ecco io invece avrei gradito che si aprisse da parte del mio partito che ha visto intere classi dirigenti decapitate da questi fenomeni, una riflessione. Se stiamo per votare ben tre referendum di riforma della giustizia forse qualche problema c’è. Nella mia vicenda particolare devo richiamare alla memoria quindi quello che Craxi definì “clima infame”. Non so se ci sia un teorema, ho il sospetto che ci possa essere una regia intessuta anche da alcuni personaggi politici che frequentano più le Procure che le istituzioni nelle quali sono stati eletti come il senatore Nicola Morra che utilizza anche alcuni suoi colleghi compiacenti per aizzare un clima forcaiolo».

Lei crede che il senatore Morra abbia tutta questa influenza?

«Non lo so, leggo però le sue dichiarazioni, i suoi comportamenti… ma lui era solo un esempio del clima che viviamo in Italia»,

Il suo futuro sarà ancora in politica?

«Veramente lo è sempre stato. Come le dicevo mi sono dimesso da coordinatore regionale di Forza Italia ma non da coordinatore provinciale di Catanzaro. In questi mesi ho partecipato a tutti i coordinamenti regionali. Qui a Catanzaro poi sarà un periodo intenso visto che ci saranno le amministrative».

Avrà un ruolo di primo piano?

«Non lo so, proverò come sempre a dire la mia per aiutare la “ditta”».

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