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CATANZARO – A quanto apprende l’Adnkronos, sta valutando di appellarsi al garante, ovvero Beppe Grillo, la deputata M5S, Dalila Nesci, decisa a candidarsi governatrice in Calabria per il Movimento 5 Stelle. La scorsa settimana, nell’incontro con gli eletti sul territorio calabro, Luigi Di Maio ha stoppato la sua corsa, spiegando che creerebbe un precedente “replicabile”, col rischio concreto di altri parlamentari pronti a lasciare Camera o Senato per correre nelle prossime elezioni amministrative, vedi la Puglia al voto il prossimo anno.

La regola grillina alla quale Nesci chiede di derogare, considerata “aurea” dal cofondatore del Movimento Gianroberto Casaleggio, è quella che non consente agli eletti nelle file del Movimento di lasciare il seggio per prendere parte ad un’altra competizione elettorale: se sei stato eletto alla Camera – prendiamo il caso di Nesci a mò di esempio – non puoi lasciare Montecitorio per candidarti governatore. Una regola a cui Di Maio non intende derogare, incurante delle rimostranze di Nesci che, nel corso della riunione, ha tirato in ballo il caso del viceministro Giancarlo Cancelleri, “reo” di aver lasciato il suo posto nel Parlamento regionale siciliano, l’Ars, salutando Palermo per Roma e generando una marea di polemiche e malumori nel Movimento.

In realtà, Cancelleri ha lasciato l’assemblea siciliana per un ruolo nel governo, dunque non eleggibile. Ma al netto di ciò, Di Maio ha detto a Nesci che Cancelleri non ha aperto nessun ‘buco nerò, mentre la sua candidatura creerebbe un precedente replicabile. Ma non l’ha convinta. Nesci sarebbe decisa a ricorrere a Grillo: «la mia candidatura è ancora in gioco», conferma all’Adnkronos.

Già nel corso della kermesse grillina ‘Italia 5 Stellè a Napoli Nesci aveva affrontato Grillo, che l’aveva salutata con una battuta: «quindi ti candidi?». Nesci aveva chiesto espressamente al garante di valutare il suo caso, «accetto anche un no – le sue parole – ma che almeno venga preso in considerazione». Poi il silenzio. Che ora la deputata calabrese sarebbe intenzionata a rompere, anche con una richiesta formale a Grillo, mettendo così in discussione, di fatto, la decisione del capo politico. E complicando ancor più una situazione che già appare fortemente compromessa.

Nei prossimi giorni, il Movimento deciderà il da farsi, ma in molti, tra gli eletti, dichiarano di essere pronti ad “ammutinarsi”, non prendendo parte all’eventuale campagna elettorale, un’intenzione concreta e spia dei malumori che agitano il Movimento. Campagna elettorale “eventuale” perché non è scontato che il M5S corra: tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di non prendere affatto parte alle elezioni. «Stare fermi è la cosa più saggia da fare», dice all’Adnkronos Nicola Morra, tra i sostenitori della “ritirata” in Calabria.

Ma la partita è ancora lunga. Per ora i nomi che circolano, “pescat” dalla società civile, sono sempre gli stessi, quelli del medico ambientalista Ferdinando Laghi – «difficile però possa accettare», spiega una fonte grillina di primo livello- e dell’imprenditore del tonno Pippo Callipo, che tuttavia, oltre a creare parecchie divisioni nel Movimento, con una lettera nei giorni scorsi sembra essersi sfilato dalla corsa. L’ex prefetto Giuseppe Gualtieri, altro nome circolato con insistenza negli ultimi mesi, difficilmente accetterebbe una candidatura in quota M5S senza l’accordo col Pd.

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