X
<
>

La neuroscienziata Amalia Bruni

Condividi:
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – Amalia Cecilia Bruni, 66 anni, nata a Nicastro (ora Lamezia Terme), sposata con il medico Tommaso Sonni (che nel 2015 si candidò a sindaco di Lamezia Terme con una lista civica appoggiata dal Pd) ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia all’università degli Studi di Napoli frequentando la Clinica Neurologica.

Ha ricoperto l’incarico di dirigente di 1° livello neurologo presso il Servizio di Neurologia dell’Ospedale di Lamezia Terme.

Fondatrice del Centro di ricerca Neurogenetica di cui è direttrice da 25 anni, fondato nel 1996 con un’apposita legge della Regione Calabria, che ha sede in un’ala dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme.

Una struttura regionale che in questi anni ha assistito oltre 13mila persone di tutta la regione e di fuori regione. La ricostruzione delle genealogie e delle popolazioni ha prodotto una banca dati di oltre 160mila dati. Amalia Bruni nel 1995 ha individuato il gene che causa la demenza.

Ha iniziato già da giovanissima condividendo l’intuizione del professor Foncin della Salpetriere di Parigi secondo il quale alcune forme di demenza erano di natura ereditaria.

Sotto l’ala protettrice dello studioso francese, la Bruni inizia così un lungo percorso di studi genetici e neuropatologici elaborando migliaia di cartelle cliniche di famiglie affette da questa grave patologia. Scopre così che, tornando indietro nel tempo e ricostruendo l’albero genealogico della Famiglia N (da Nicastro), la forma ereditaria ha origine in Calabria.

Il lavoro di Amalia Bruni fa così tanto clamore nel mondo scientifico da interessare anche le Università degli Stati Uniti, che le finanziano una borsa di studio per condurre un lavoro di ricerca in America durato tre anni.

Da lì inizia la sua ascesa professionale che le permette di prendere contatto con i più famosi nomi della neurologia, da Colin Master a George Hyslop, da Bergamini al Premio Nobel Rita Levi Montalcini e che, continuando la ricerca, la portano ad individuare nel 1995 l’anomalia genetica della malattia sul cromosoma 14.

Gli studi della dottoressa Amalia Cecilia Bruni risalgono al 1981 con la scoperta del primo caso di Alzheimer avvenuto nel 1904, all’individuazione nel 1995 con un team di scienziati della presenilina 1, il gene più diffuso dell’Alzheimer. Nel 2000 poi la scoperta della nicastrina, una glicoproteina delle membrane intracellulari neuronali implicata nel meccanismo patogenetico dell’Alzheimer.

Amalia Bruni è anche membro del comitato scientifico dell’Istituto superiore di Sanità e presidente eletto della Sindem a Lamezia, Associazione autonoma aderente alla Società italiana di Neurologia.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE