Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo
3 minuti per la letturaCATANZARO – Il gran rifiuto del presidente Occhiuto ormai era metabolizzato. Si sentiva nell’aria da settimane che le velleità del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, si erano disintegrate contro il muro delle resistenze e dei freddi numeri di “Coraggio Italia”: nel collegio dell’area centrale elegge un consigliere (Francesco De Nisi) che però non era quello giusto per rivendicare un assessorato.
E, vista l’esclusione del Movimento di Toti e Brugnaro dalla composizione della Giunta regionale, per avere una delega in tasca, ad Abramo non sarebbe bastata nemmeno l’elezione del “suo” Mario Frank Santacroce.
I due in comune hanno l’addio a Forza Italia, quel partito che nel 2017 aveva indicato Abramo candidato sindaco, e che da forza trainante del centrodestra catanzarese, diventato un gruppo residuale: esprimeva il maggior numero di consiglieri, e negli anni, con la botta finale delle regionali, si è ridotto ai minimi termini tanto da esprimere solo la capogruppo (di sé stessa) Giulia Procopio.
Sì, ci sono le liste satellite Obiettivo Comune e Officine del Sud, in tutto cinque consiglieri per quattro assessori sono un po’ troppi guardando ad altre forze della maggioranza (leggi Udc) che negli anni sono cresciuti in numero e consensi senza esprimere delegati nell’Esecutivo. Ma non basta. Ad erodere ulteriormente quello che restava degli azzurri del coordinatore provinciale Mimmo Tallini, da tempo impegnato nel braccio di ferro territoriale con l’asso pigliatutto Giuseppe Mangialavori, coordinatore regionale e senatore vibonese, ci ha pensato un altro ex di Fi: il vice presidente della Provincia di Catanzaro, Antonio Montuoro, approdato a FdI, sostenuto da ben sei consiglieri comunali ex azzurri ed ex abramiani.
Il partito del centrodestra che sta meglio, dalle parti del capoluogo, sembra essere quello del capitano Salvini che proprio stamattina è tornato a Catanzaro: la Lega esprimerà il presidente del Consiglio regionale, il più votato in città, Filippo Mancuso, che in aula rossa vanta ben quattro consiglieri e un assessore.
Dell’eventuale rimpasto di Giunta, Abramo non dà segnali. Quello che si chiede però, alla luce del ridimensionamento del peso politico del capoluogo di regione in Cittadella e a Palazzo Campanella e di usare gli ultimi scampoli di entusiasmo di una consiliatura non brillante per difendere almeno la dignità di Catanzaro-capoluogo, visto che Occhiuto ha pensato bene di istituire una delega ad hoc per la Città metropolitana di Reggio, da affidare niente meno che alla vice presidente, Princi.
Lo sottolinea il leader di “Cambiavento”, Nicola Fiorita che nel 2017 sfidò Sergio Abramo, raccogliendo un ragguardevole consenso. «La scelta del Presidente Occhiuto di affidare alla neo vice-presidente Princi la delega per le “Azioni di sviluppo per la città Metropolitana di Reggio Calabria” riporta la Calabria verso le sue stagioni più buie, impastate di localismo, divisioni e campanilismi – sottolinea Fiorita -. Nel settembre del 2017 il sindaco Abramo proposta di una legge speciale per Catanzaro capitale, con cui riaffermare i diritti e le prerogative della città capoluogo. Gli anni che sono trascorsi da allora hanno reso ancora più evidente la necessità di un provvedimento siffatto, sia per l’accelerazione del declino di Catanzaro – sempre più priva di quelle funzioni e di quel ruolo che sono naturalmente connesse ad un capoluogo di regione – sia per la perdurante debolezza di una Regione che senza un centro è destinata a morire di debolezza e di egoismi».
Fiorita chiede a Occhiuto di «rimediare all’errore compiuto favorendo la predisposizione di un testo di legge regionale che provveda». E agli eletti nell’area centrale di promuovere la riaffermazione del ruolo di Catanzaro quale Capoluogo della Calabria, attraverso una legge per Catanzaro Capitale.
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