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L’ex sindaco Gianni Speranza ha discusso della sua esperienza in Comune con ex assessori e consiglieri: «Lamezia ha bisogno di democrazia»

LAMEZIA TERME – Dal testimone di giustizia che ha fatto arrestare e condannare un boss per estorsione, al rappresentante del Comune nel Consiglio di amministrazione della Sacal, la società che allora gestiva solo l’aeroporto di Lamezia, agli ex assessori ma anche ai consiglieri comunali d’opposizione. Gianni Speranza li ha voluti con lui nel salone del seminario vescovile per discutere, anzi per “raccontare” la Lamezia degli anni in cui Speranza è stato sindaco (dal 2005 al 2015) prendendo spunto dal libro “Una storia fuori dal Comune”, scritto dall’ex sindaco.

Un “racconto” che lo stesso Speranza ha moderato, invitando anche studenti che hanno posto delle domande in particolare al testimone di giustizia Rocco Mangiardi nel cui processo contro i suo estorsori il Comune di Lamezia guidato allora da Speranza si costituì parte civile. «Una bella serata» l’ha definita in apertura Speranza.

SPERANZA E IL RACCONTO DELLA SUA ESPERIENZA ALLA GUIDA DEL COMUNE DI LAMEZIA TERME

«Nessun trasversalismo» ha tenuto a precisare Speranza per il quale «ognuno può assumere una posizione critica ma dopo aver ascoltato questa discussione e non prima», un riferimento quindi a una nota della ex consigliera regionale di Rifondazione Comunista, Rosa Tavella, che poco prima dell’iniziativa ha diffuso una nota criticando Speranza, rimarcando che «con la tenacia del vecchio comunista, che però dell’antica appartenenza ha dimenticato tante regole e buone pratiche, rilascia interviste, organizza incontri , scrive volantini firmati con il suo nome su Mascaro e la sua giunta, consuma cene informali( si fa per dire) con militanti e simpatizzanti del centro sinistra e del Pd. Da tutto questo abbiamo certamente capito che, costi quel che costi, Gianni Speranza vuole candidarsi per rifare il sindaco di Lamezia, e così cerca alleanze ovunque, contatti a sinistra, a destra, al centro».

Speranza, dopo l’accenno alla nota, ha incassato, almeno per il momento, “il colpo” proseguendo con una chiara sottolineatura: «la città ha bisogno di democrazia». Da qui in poi il “racconto” e gli aneddoti, più precisamente la sollecitazione di Speranza agli intervenuti di ricordare una cosa, bella o brutta, vissuta particolarmente in quel periodo da chi era al suo fianco ieri sera.

IL RICORDO DI GIANNI ARENA E L’INTERCETTAZIONE SUL CASO SACAL

Ecco che Gianni Arena, attuale presidente del circolo locale di Legambiente, nominato da Speranza nel Cda dell’aeroporto, inizia con i “racconti”, ricordando una intercettazione telefonica dell’inchiesta “Eumenidi” che azzerò i vertici della Sacal (il processo di primo grado si è concluso di recente con l’assoluzione di tutti gli imputati) in cui alcuni indagati “eccellenti” definirono “pericoloso quello la” «perché «non ero propenso alla creazione di un’altra società, la Sacal Gh, che avrebbe dovuto far passare molti lavoratori della Sacal spa per arrivare poi al licenziamento, aspetto a cui mi opposi proponendo una clausola di salvaguardia dei posti di lavoro. Hapoi definito «disastrosa» la situazione ambientale attuale di Lamezia.

LA VOCE DELL’EX OPPOSIZIONE AL COMUNE DI LAMEZIA ALL’EPOCA DELLA GIUNTA SPERANZA

La parola poi Speranza l’ha data a chi in quegli anni era all’opposizione in Consiglio comunale, Francesco De Biase, ora sindacalista della Uil, il quale ha in particolare raccontato episodi che sembrano lontani anni luce dai consigli comunali di oggi, citando che «alle 4.45 ero ancora in aula a parlare di numeri del bilancio», oppure come quando «l’amministrazione comunale fu costretta a ritirare la delibera, su mia proposta, sui passi carrai». E qui Speranza ha ricordato che la sua amministrazione ammise di aver fatto un errore. Poi la storia dell’assessore alla Cultura, Giovanni De Sensi Sestito, che come primo obiettivo si era posto l’acquisto del Bastione di Malta, poi acquistato, simbolo della città. Un programma importante anche grazie a chi aveva preceduto l’assessore De Sensi, il compianto architetto Natale Proto che diede vita al progetto “Sinus Lametinus”.

Quindi i corsi università con la facoltà di agraria e scienze infermieristiche grazie alle convenzioni con gli atenei di Reggio Calabria e Catanzaro. Profonda e lucida poi la ricostruzione sintetica, toccante e appassionata, di Rocco Mangiardi, il quale ha ripercorso la sua storia che gli ha cambiato la vita, sottolineando di aver deciso di «sperare e non di sparire o sparare». Speranza in questo senso ha ricordato anche che dal quel momento in poi “c’è stata una profonda rottura al punto tale che si possono fare nomi e cognomi dei mafiosi senza problemi”.

LE ESPERIENZE DI ANNA MAIONE E ROSARIO PICCIONI

Quindi l’esperienza dell’allora assessore Anna Maione, che ha in particolare ricordato l’emporio della solidarietà e quando Speranza gli telefonò dicendogli che bisognava trovare un posto dove dormire a una famiglia, sottolineando la preoccupazione e la sensibilità di Speranza in quella telefonata.

Poi i racconti dell’allora assessore Rosario Piccioni, attuale consigliere comunale d’opposizione, il quale ha ricordato le opere pubbliche realizzate, dai dei due lungomari, al parco Impastato e tanti altri come il nuovo palazzetto dello sport non ancora fruibile così come gli appartamenti di via Garibaldi e del turismo sociale a Ginepri nonché i bisogni di tanta gente che si rivolgevano ai servizi sociali del Comune per comprare le medicine anche ai loro figli, definendo quindi il libro di Speranza «un racconto collettivo e non personale». Infine la “sorpresa” di Elena Vera Stella, stilista e imprenditrice, che mai avrebbe immaginato un giorno di fare l’assessore, definendo così quella decisione di Speranza «una proposta fuori dal comune».

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