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CATANZARO – È fatta. Si riparte. Stamattina la campanella a scuola è suonata per circa 230mila (per la precisione, 228.977) studenti calabresi. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi, di nuovo o per la prima volta, tra i banchi, all’insegna della normalità.

Dopo due anni e mezzo di emergenza sanitaria, addio mascherine (i dispositivi di sicurezza restano consigliati soltanto per i «fragili»), basta ingressi scaglionati, niente distanziamento e zero Dad. Solo chi ha fatto un tampone ed è positivo o chi manifesta «sintomi compatibili con il Covid» deve rimanere a casa: nella specie, si va in isolamento (esclusivamente con la febbre o se la tosse o il raffreddore comportano «difficoltà respiratorie») per due settimane e poi, anche se non ci si è negativizzati, si può rientrare.

A insegnanti e presidi il Ministero dell’Istruzione, di concerto con l’Istituto superiore di sanità, consiglia di tenere le finestre aperte. E così, tra i primi freddi e la crisi energetica in atto (la sezione calabrese dell’Associazione italiana presidi ci aveva parlato dell’inopportunità di razionalizzare l’orario scolastico ai fini del risparmio in bolletta), i genitori già si chiedono quanto durerà tutta questa “normalità”.

Normalità che, da un punto di vista infrastrutturale, per alcuni non sarà concretizzabile: il segretario regionale di Cisl Scuola, Raffaele Vitale, intervistato da questo giornale lamentava, nelle scorse settimane, il fatto che molti allievi, a causa dei (necessari) lavori di adeguamento sismico, saranno “traslati” in altre sedi, differenti da quelle dell’istituto scolastico in cui si sono iscritti, oppure conviveranno con le ditte appaltatrici (sempre Vitale, per quanto riguarda la situazione pandemica, sottolineava l’inadeguatezza della “nuova” regola in base alla quale dalle scuole va via l’organico aggiuntivo, quello deputato per l’appunto alla gestione Covid).

DISPERSIONE SCOLASTICA ALLE SUPERIORI

Mentre la prima campanella suona, e i ragazzi prendono posto (ecco l’altra novità rispetto alle restrizioni anti-Covid) accanto al compagno, non si può non sfogliare l’ultimo report di Save the Children, intitolato “Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana”. Molti sono gli studenti calabresi, ma fino a quando lo saranno? Un modo come un altro per dire che, in quanto a dispersione scolastica alle superiori, la Punta dello Stivale indossa la maglia nera. Dopo Sicilia (21,1 per cento), Puglia (17,6 per cento) e Campania (16,4 per cento), la nostra Regione tocca il 14 per cento e, dunque, il “suo” dato va ben oltre la media nazionale (9,7 per cento) circa il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. «Nonostante una consistente riduzione avvenuta nell’ultimo anno in particolare in Puglia, con un -4,3 per cento, e in Calabria con -3,8 per cento, nelle regioni meridionali infatti, permangono percentuali di “dispersi” alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale. Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60 per cento degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70 per cento degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna», si legge nel report che, pertanto, fa pure riferimento alle cosiddette prove Invalsi. Inoltre, «prendendo in esame la percentuale dei Neet, che in Italia è del 23,1 per cento, in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i 15-29enni nel limbo hanno addirittura superato i coetanei che lavorano: 3 giovani Neet ogni 2 giovani occupati». Un quadro, insomma, allarmante, nonostante i recenti fondi, a contrasto di tali fenomeni, stanziati dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

SENZA PALESTRE ALLE ELEMENTARI

L’unica novità si rintraccia poi alle elementari: in quinta arriva ufficialmente il maestro di Educazione motoria, con diploma Isef (dall’anno prossimo arriveranno anche in quarta; per i più piccoli, invece, c’è una legge bloccata in Parlamento). Il problema, tuttavia, è un altro. E lo inquadra ancora una volta Save the children nel suo rapporto. Se, infatti, a livello nazionale la metà circa delle scuole primarie e secondarie di I grado hanno la palestra – un altro spazio fondamentale per la qualità dell’apprendimento e dello sviluppo psico-fisico -, dal report emerge pure che nella maggior parte delle province della Calabria e della Sicilia, dove più alta è la percentuale di studenti con livello socio-economico basso, la copertura delle palestre nella scuola primaria è invece tra le più basse del Paese (10 per cento circa). Insomma, la campanella rintocca, ma il suo suono è allarmante viste le “debolezze” del sistema scolastico calabrese.

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