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Un gruppo di musulmani in preghiera nella moschea di Catanzaro

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Dopo sedici anni torna disponibile uno spazio per i fedeli islamici. L’imam si chiama Asdin Saqil, un marocchino di 46 anni

CATANZARO – Due piccole stanze contigue, di trenta metri quadri complessivi. All’ingresso, un mobile artigianale dove riporre le scarpe prima di entrare in quei locali il cui pavimento è interamente ricoperto di tappeti. Un ambiente semplice, pareti dipinte di bianco, un quadro con dei versi del Corano e un paio di scaffali che ospitano i testi sacri e altri libri. «Perché questo – racconta chi ci accoglie – oltre che un luogo di culto, deve essere un centro di formazione, dove si educa il cuore con la preghiera e la mente con la lettura».

Siamo nel cuore del centro storico, in via Tripoli, Palazzo De Nobili da un lato, pochi passi più giù la chiesa del Carmine. È qui che, al piano terra di un antico stabile, lo scorso giugno, è sorta l’unica moschea della città di Catanzaro, creata dall’associazione “Dar Essalam”, tradotto dall’arabo: “La casa di pace” (un sodalizio che punta a ottenere l’iscrizione al Csv nazionale), per dare alla comunità musulmana del capoluogo un punto di ritrovo per la preghiera e per l’accoglienza.

Un qualcosa che mancava dal 2000, quando un ambiente simile, dopo tre anni dalla sua apertura in dei locali nei pressi della scuola “Chimirri”, era stato chiuso perché una delle guide di allora aveva lasciato l’Italia.

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L’attuale moschea è “retta” dall’Imam Asdin Saqil, un 46enne marocchino supportato nel suo ruolo dal vice Mohammed Hassan, un ragazzo pakistano che gestisce un noto locale di ristorazione di fronte all’ingresso della casa comunale. Sono loro a guidare i fedeli praticanti nei cinque turni di preghiera giornalieri: si parte alle 6, per poi ritrovarsi nel pomeriggio (13, 15.30, 18.30 e 19.30). Se nel primo, nel quarto e nell’ultimo appuntamento, l’Imam legge ad alta voce i passi del Corano, i due turni centrali sono destinati alla preghiera individuale, quella durante la quale ciascuno ripete tra sé e sé i passi imparati a memoria.

Sono una cinquantina i fedeli che frequentano la moschea, non mancano alcune donne che, come imposto dalla dottrina, devono pregare in disparte (ecco il motivo della doppia stanza) e anche un italiano, convertito all’Islamismo. «In realtà – spiega l’Imam – i musulmani che vivono a Catanzaro sono molti di più. Gli ultimi dati, risalenti a due anni fa, parlano di 48 famiglie, oggi sicuramente aumentate. Come avviene nella vostra religione, però, non tutti sono praticanti. E in più – aggiunge – sono molti coloro che scelgono di pregare in autonomia, senza recarsi in un luogo di culto». Ma come è stata accolta nel quartiere questa iniziativa? Cosa pensano i residenti della zona di una moschea sorta a un tiro di schioppo dalle loro case? «Siamo stati accolti senza alcuna diffidenza – spiega l’Imam Asdin Saqil – abbiamo avuto ricambiato il rispetto che tutti noi dimostriamo nei confronti di chi qua ci vive. Molti di noi sono qui nel quartiere da parecchi anni, i nostri figli sono cresciuti con i bambini del posto. Alcuni vicini – aggiunge – ci hanno dato addirittura delle offerte, per aiutarci nel pagamento dell’affitto e delle altre spese di gestione, a cui riusciamo a far fronte con il contributo di tutti i frequentatori».

E con la Chiesa? Anche in questo caso, sembrerebbe esserci un ottimo rapporto con le parrocchie del centro storico. «Conosco molti dei parroci della zona – racconta Asdin – parliamo e ci confrontiamo spesso su molti temi».

In una fase storica in cui intorno al mondo islamico vige un clima di diffidenza e discriminazione, dal cuore del centro storico di Catanzaro arriva un importante esempio di multiculturalismo e di integrazione. «Questo luogo è aperto a tutti – conclude l’Imam – così come deve essere aperto il cuore di ogni uomo. Solo così nel mondo potranno esserci pace e rispetto. Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte».

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