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Fausto Vitaliano

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CATANZARO – Dipanare i fili di un’esistenza irrisolta, risolvendo il mistero di una vita. È un enigma identitario stratificato, quello che si snoda tra le pagine di “Scritto sulla sabbia. L’ultima indagine di Gori Misticò”. Un nuovo tassello (cesellato da Bompiani che incuriosirà i lettori a partire da oggi), si aggiunge al mosaico di increspature intime e professionali con cui il carabiniere, plasmato dalla penna di Fausto Vitaliano, continua a fare i conti.

Il creativo, originario di Olivadi (Cz), nel suo ultimo romanzo rende tangibile la lotta impari con la malattia e con la morte. Loro che come un serpente ed una lupa si avvinghiano al corpo e al pari di un “genio in polvere” e di un sicario fragile, dilatano il tempo a colpi di compromessi con la coscienza.

Gori, mentre è avvolto da questa “guerra” segue pure l’eco di una donna deceduta due volte tra la Valle d’Aosta e la Calabria, traccia di una leggenda stregata che si leva tra i boschi di San Telesforo Jonico e i ruderi di Brancaccio. Impegnato a cercare la verità su Afonsa ed Esterina, egli procrastina il momento in cui si confronterà con la propria immagine di figlio e padre mancato, uomo di legge congedato ed in pericolo, amico tormentato, amante incompleto che intrappola gli interrogativi interiori in una fotografia consunta.

Fra l’immobilità e l’ebbrezza di chi (apparentemente) non ha nulla da perdere, Gori Misticò, ammaliato dal fascino di Luzija plana con una zipline tra i rovi del proprio ieri e i punti oscuri di oggi, riconoscendo sempre (circondato da una coralità di vicende e di personaggi) i volti rassicuranti del suo viaggio. La voce di Michele che avrà sedici anni per sempre, le cure burbere di Nicola tra medicina e fratellanza, il poter pensarsi padre e mentore del brigadiere Federico Costantino, la genuina saggezza della domestica Catena Ciullo, il pragmatismo culinario di Rosarino Pìscopo e persino la lucida follia degli anziani del paese, “I Tre Fenomeni” (u Filòsofu, ‘u Sapùtu e u Rinàtu), diventano il pretesto per ancorarsi alla terra. Quanto basta a rievocarne i segreti, a leggere storie in cui eroi e cattivi non invecchiano, non muoiono e sanno dimenticare, a sorseggiare una brasilena e ad impastare la lingua dell’idioma natio.

Con la maestria di chi (destreggiandosi tra teatro, tv, narrativa e giornalismo) ha lasciato sulle avventure a fumetti di Disney Italia la propria cifra di sceneggiatore, Fausto Vitaliano restituisce una cartolina. Miscelando le tinte gialle alle molte sfumature endogene ed esogene del vivere, il messaggio arriva puntuale in quella cassetta della posta che prima o poi verrà aperta per suggellare l’addio o la presenza sempiterni.

Per dimostrare che una mezza luna di arenile spesso basta, che deve essere attraversata al netto del timore di scottarsi per poter dire di aver vissuto e che malgrado il passaggio dell’onda levigatrice, le impronte di un cammino imperniato sul senso dell’andare, restano (pur nell’invisibilità), necessarie ed indelebili.

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