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CATANZARO – Tutte le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato unite a Catanzaro per ricordare i colleghi Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due poliziotti uccisi nella Questura di Trieste il 3 ottobre scorso. Per questo è stata organizzata la celebrazione della Santa Messa coinvolgendo tutte le sigle sindacali della Polizia di Stato, per un abbraccio altamente simbolico partito dalla Calabria negli stessi momenti in cui si svolgevano i funerali solenni a Trieste.

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Al termine della funzione religiosa, officiata dal cappellano provinciale della Polizia di Stato, don Biagio Maimone, i segretari delle organizzazioni sindacali hanno deposto i fiori davanti la lapide in onore dei caduti posizionata negli uffici della Questura di Catanzaro. Un momento toccante, alla presenza di Gianfranco Morabito, segretario generale provinciale del Siulp; Sergio Riga, segretario provinciale del Sap, e Giuseppe Brugnano, segretario nazionale Fsp.

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La chiesa gremita di gente è stata la dimostrazione più tangibile di questo affetto, come ha sottolineato Giuseppe Brugnano: «Certo, non si può non sottolineare, con grandissimo rammarico, l’assenza di rappresentanti istituzionali e dei vertici delle Forze dell’ordine, ma la vicinanza della cittadinanza è la vera consolazione. Quasi tutte le persone mi chiedono incredule, ancora oggi, come sia potuta accadere questa tragedia. Ebbene io rispondo loro che le circostanze in cui si sono trovati Matteo e Pierluigi sono assolutamente all’ordine del giorno e tutte, potenzialmente, potrebbero sfociare nel dramma quando meno lo si aspetta».

Secondo Brugnano, molte volte epiloghi così tragici vengono evitati «grazie alla professionalità, al coraggio e alla freddezza di colleghi che sono forti della propria esperienza e della propria coscienza, ma a cui manca praticamente l’indispensabile, perché senza protocolli operativi e regole di ingaggio nessuno sa in anticipo come dovrebbe comportarsi in ciascun caso. Se a questo si aggiunge la carenza abissale di uomini e mezzi, l’assenza di tutele e norme adeguate e la ‘normalità’ con cui si vive oggi l’aggressione a un agente, allora ben si comprende l’impennata di morti e feriti fra le nostre file».

Brugnano ha sottolineato anche che «una politica cieca sorda e muta non trova la volontà di intervenire in maniera forte e chiara, abbandonandoci di fatto alle difficoltà, all’indifferenza e, come è accaduto a Matteo e Pierluigi, a un destino crudele ma evitabile».

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