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Fonti di energia rinnovabile

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COSENZA – Sono 85 i comuni calabresi intenzionati, col supporto dell’ateneo di Arcavacata, a costituire le cosiddette Comunità energetiche rinnovabili (Cer) che permettono – tramite fonti pulite e indipendenti dai fossili, nonché impianti di piccole e medie dimensioni diffusi sul territorio – l’autoconsumo e l’autoproduzione, per l’appunto, di energia elettrica.

In altre parole, una volta che il cittadino aderisce alla Cer va a ricoprire un doppio ruolo (quello non a caso di consumatore e produttore di energia) e soprattutto, oltre a “liberarsi” dalle grandi corporazioni, genera moltissimi benefici, tra cui il taglio delle emissioni e il risparmio in bolletta. Un’autentica rivoluzione, pertanto, che parte dal basso e risponde realmente ai principi della transizione ecologica e, volendo, anche a quelli di giustizia sociale.

LO STATO DELL’ARTE

Secondo il report fornito a questo giornale dall’Università della Calabria, dei già citati 85 comuni interessati alle Comunità energetiche rinnovabili solo uno, quello di Panettieri, in provincia di Cosenza, si trova in una fase avanzata della procedura, avendo già stipulato con l’ateneo e il Consorzio regionale per l’energia e la tutela ambientale (Creta) la convenzione d’attuazione della stessa Cer. Dopodiché, 15 sono gli altri enti (Belmonte, Carlopoli, Casabona, Cerisano, Cerzeto, Cinquefrondi, Francica, Mileto, Paterno Calabro, San Fili, San Marco Argentano, San Martino di Finita, San Sostene, Taverna e Tiriolo) che attendono questo momento: attualmente hanno infatti inviato all’Unical la convenzione e aspettano a stretto giro (la firma potrebbe essere apposta proprio in queste ore) che venga sottoscritta.

I restanti 70 comuni, invece, sono ancora agli inizi della procedura (alcuni hanno appena siglato il protocollo che li impegna a realizzare la Comunità; altri lo hanno invece inoltrato) e quindi per loro la strada da percorrere risulta piuttosto lunga.

L’IMPEGNO DELL’UNICAL

Pioniere di tale diverso e praticabile modello energetico è, come si accennava, l’Università della Calabria che, nel 2017, ha dato vita a “Power Cloud”, progetto nato in particolare dagli studi del gruppo di ricerca di Sistemi elettrici e l’energia dell’Unical sulla scia del “New deal for energy consumers”, studio pubblicato a sua volta nel 2015 dall’Unione Europea. «L’ateneo – spiega il referente scientifico del progetto, Daniele Menniti – non solo ha realizzato “Power Cloud”, ma anche tutte quelle tecnologie necessarie per gestire le Cer e per monitorare i flussi di energia, misurando istante per istante quanto viene prodotto e dunque consumato». In più, c’è il supporto fornito ai comuni tramite il protocollo. «Incontriamo i cittadini e gli enti costantemente, spieghiamo loro quali sono i vantaggi derivanti dalle Comunità energetiche e li guidiamo in questo iter che è abbastanza complesso».

Sussistono, di fatto, dei veri e propri incentivi per il cittadino qualora aderisse alle Cer, per le quali naturalmente è necessaria la previa realizzazione dell’impianto fotovoltaico (nel caso di Panettieri, per esempio, è una società privata che a sue spese realizzerà l’impianto mettendolo a disposizione della Cer promossa dal Comune).

«L’energia emessa viene pagata di default – spiega Menniti – e poi se il cittadino consuma energia mentre la produce e, insomma, adotta comportamenti adeguati ha un ulteriore incentivo, oltre al contributo riguardante il fatto che la stessa energia è prodotta a chilometro zero, senza costi di trasporto. È ovvio tuttavia – aggiunge il professore – che dividere il piatto tra i tanti cittadini può portare a guadagni irrisori, ma scegliere, al contrario, di destinare le somme percepite verso particolari progetti (l’abbattimento dei costi per la differenziata e così via) può essere davvero importante per ciascuna comunità». Prossimamente inoltre, grazie al Consorzio Creta, verrà attivato, sempre all’Unical, uno sportello telematico pensato per le pubbliche amministrazioni affinché possano essere aiutate passo dopo passo nelle procedure di costituzione delle Cer.

PNRR, GUERRA E CONTRADDIZIONI

«La Calabria produce ben 12mila Gwh all’anno di energia dalle centrali termoelettriche tradizionali (quasi tutte a gas) che poi, tolta la parte per il fabbisogno interno, destina all’esportazione verso altre regioni (circa 10mila e 500 Gwh/anno)», dice ancora l’ordinario di Sistemi elettrici per l’energia al Dimeg dell’Unical Menniti.

E aggiunge: «Tutto ciò è un controsenso per questa terra: produrre ed esportare energia da fonti fossili nonostante ci sia una “miniera” di fonti rinnovabili. Motivo per cui noi come università stiamo lavorando da moltissimo tempo – molto prima che la Regione varasse nel 2020 una legge sulle Comunità energetiche che non ha alcun valore aggiunto rispetto alla disciplina nazionale – per farci trovare pronti (del resto le direttive europee sono state recepite dall’Italia solo a dicembre scorso e mancano ancora i regolamenti attuativi concernenti le Cer), per far sì che effettivamente si possano intercettare le risorse del Pnrr e per non mancare a questo importantissimo appuntamento che ha che fare con la transizione ecologica». Un appuntamento che pare rendersi ancor più necessario a fronte della guerra in Ucraina e delle relative conseguenze nel campo di approvvigionamento energetico.

«Il prezzo dell’energia – afferma Menniti – è aumentato a prescindere dal conflitto, il quale però ha esasperato la situazione. Con la guerra in corso – conclude – si rende ancor più necessario tendere vero le Cer e ciò perché si cercherà di rifornirsi di fonti che non provengono dalla Russia e quindi saranno più costose: le Comunità energetiche rendono indipendenti».

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