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COSENZA – Si faceva pagare 5-10 euro a prestazione l’uomo arrestato perché costringeva moglie e figlia a prostituirsi. Oltre a questo, l’uomo, di 53 anni, ed il figlio (27) – quest’ultimo posto ai domiciliari – sottoponevano a continue violenze fisiche e verbali le due donne. L’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Cosenza principale e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha portato alla luce, come hanno riferito gli stessi investigatori, «un quadro desolante all’interno di un contesto familiare caratterizzato da grave degrado sociale e culturale. Sono stati documentati reiterati atti di violenza, minaccia ed umiliazione con cui l’uomo ha costretto la moglie (51), invalida civile al 100%, e la figlia (20), a consumare rapporti sessuali con uomini che lui stesso reclutava».

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L’uomo è accusato anche di avere più volte minacciato ed insultato la moglie, anche con la prospettiva di farla ricoverare in una casa di cura qualora non avesse smesso di lamentarsi. In un’occasione è stata anche minacciata di morte con un coltello. L’inchiesta è iniziata dopo la denuncia di un cittadino che si è rivolto ai carabinieri esasperato dalle continue richieste di denaro rivoltegli dall’uomo. Nella circostanza ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali sia con la consorte che con la figlia dello stesso, dietro il pagamento di esigue somme di denaro. Episodi che avvenivano nei parcheggi sotterranei della stazione ferroviaria di Cosenza ed in un’area sotto il ponte di Calatrava.

Le intercettazioni immediatamente avviate hanno confermato il racconto e consentito agli investigatori di acquisire ulteriori elementi di prova. Dalle registrazioni, hanno riferito gli investigatori, si sentono chiaramente le offese e le mortificazioni cui era sottoposta la donna, la sua difficoltà a capire la situazione ed a comprendere il significato delle azioni dei suoi familiari, la sua soggezione psicologica nei confronti dei familiari ed i suoi lamenti per le violenze subite. L’ultimo episodio documentato dai carabinieri risale ad ottobre 2019, quando il figlio ha aggredito la madre all’interno di una struttura di accoglienza nonostante la presenza del direttore, che ha subito chiamato i carabinieri. Dopo quell’episodio, la donna è stata ricoverata in ospedale e successivamente in una clinica specializzata per sottrarla alla violenza dei familiari.

«Dal punto di vista umano questa vicenda ci ha molto coinvolto perché ha fatto emergere uno spaccato umano che di umano non ha nulla. Un padre e un figlio che sfruttano la madre e la sorella per pochi euro. Le facevano prostituire sotto i cavalcavia della città e nessuno ha visto niente, nessuno ha denunciato». È il commento del procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo.

«Abbiamo interrotto questa situazione – ha aggiunto Spagnuolo – dal punto di vista penale. Resta l’amaro per una situazione di disagio estremo a fronte della quale nessuno ha fatto quello che doveva fare».

«Una storia di orrori – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, col. Piero Sutera – che non si limita purtroppo alla prostituzione ma che racconta anche di violenze fisiche e psicologiche ai danni di una donna invalida. La 51enne veniva colpita con schiaffi e pugni anche senza alcun apparente motivo, sia dal marito che dal figlio. Le nostre attività investigative registrano urla strazianti della donna che ovviamente dovevamo fermare. Nell’ottobre scorso abbiamo fatto in modo che la signora venisse ricoverata in ospedale e successivamente in una struttura specializzata proprio per sottrarla alle violenze».

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