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Il Comune di Cosenza

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COSENZA – Nonostante le rassicurazioni e le esultanze a mezzo stampa, provenienti settimane addietro dal Comune di Cosenza, non si è ancora risolta la vicenda dei 22 assistenti sociali lasciati senza retribuzione dall’ottobre dello scorso anno. Alla data odierna, infatti, nessun professionista ha ricevuto i pagamenti promessi, ma solo (in cambio) giustificazioni e rimpalli di responsabilità dal municipio bruzio.

La vicenda è nota. Ne aveva parlato “il Quotidiano del Sud”, in esclusiva, il 6 marzo scorso.

In una lettera trasmessa al Sindaco del Comune di Cosenza (Capofila Distretto n. 1 Cosenza), e inviata – tra gli altri – al Prefetto, alla Commissione Straordinaria di Liquidazione di Cosenza ed ai Sindaci dell’Ambito Territoriale di Cosenza, i 22 professionisti preannunciavano la “sospensione delle attività Pon Inclusione e Fondo Povertà”, nell’ambito del quale progetto il Distretto cosentino è risultato assegnatario di finanziamenti ministeriali pari a euro 3.172.769,66 afferenti alla progettazione a valere sul Fondo Pon Inclusione e circa euro 813.630,98 (già interamente incassati) a valere sul Fondo Povertà, per le annualità 2017/2020. Tali fondi avevano infatti permesso di contrattualizzare i 22 assistenti sociali ai fini del potenziamento dei servizi sociali del Distretto, inquadrandoli a ottobre 2018 con contratto d’opera come collaboratori esterni a partita iva.

I professionisti incaricati hanno assicurato nel tempo i servizi alla collettività, garantendo il funzionamento non soltanto del Settore 6 – Welfare di Cosenza ma anche di tutti gli altri tredici uffici di Servizio Sociale dell’Ambito Territoriale, nonché i servizi ordinari afferenti a tutti i settori (segretariato sociale, piano sociale, minori, anziani, adulti in difficoltà, disabili, emergenza abitativa, immigrazione ecc.). Gli stessi assistenti sociali hanno garantito la copertura dei servizi di competenza pur non ricevendo regolare retribuzione dall’ottobre 2019 (cinque mensilità arretrate). Ed i compensi vantati, più volte sollecitati, non sono stati ancora versati agli addetti ai lavori.

Dopo l’articolo del Quotidiano, tuttavia, si è attivato l’assessore al welfare del Comune di Cosenza, Alessandra De Rosa, annunciava pubblicamente d’avere «sbloccato i pagamenti». «Io sto lavorando per voi», aveva affermato con un intervento mediatico in stile Donald Trump, l’assessore delegato al terzo settore, ribadendo tale concetto nell’ambito di un incontro con gli stessi assistenti sociali. Ma ad oggi, nonostante siano trascorsi sei mesi dall’ultimo stipendio, e a distanza di altre settimane dalla promessa di De Rosa, i professionisti ancora vantano tutte le mensilità arretrate.

L’altro ieri mattina, dopo aver ammirato dai balconi le belle luminarie pasquali volute dal sindaco Mario Occhiuto e certamente gradita all’assessore De Rosa, è stato registrato lo sfogo di un assistente sociale: «Faccio parte di quelle categorie che in questo periodo di “guerra” (perché di questo si tratta checché se ne dica) risulta impegnato sulla cosiddetta seconda linea a mantenimento di un “ordine” sociale ormai ridisegnato. Il mio, e quello dei miei colleghi e colleghe, è un lavoro, non sono e non siamo volontari; l’esser mossi da doveri deontologici nell’affrontare una situazione emergenziale non fa di noi degli schiavi della società e dei datori di lavoro. Se, in questo periodo, i nostri utenti sono “compensati” e non “scoppiano” è grazie a noi e ad un mix di paura e ritrovato senso civico (anche se non sempre!). Se i nostri utenti possono usufruire di conforto, buoni spesa, farmaci, pacchi alimentari è grazie al nostro lavoro nelle diverse condizioni lavorative che ci vedono impegnati. È frustrante che gli amministratori, i dirigenti, i coordinatori non si rendano conto di quanto pesante e scomoda sia la nostra condizione, al servizio di tutti e disconosciuti da tutti. Questo virus, questa condizione di vita, ci hanno insegnato cosa è la democraticità, anche i vostri umori, prima o poi saranno deflessi, lo stato depressivo arriverà anche per voi, ma Noi ci saremo, anche lì, tranquilli… nel momento dei vostri bisogni l’ascolto, un sorriso, una parola di conforto, la avremo anche per voi, che ci umiliate in ogni modo disconoscendo il nostro operato», ha concluso.

Ora si attendono i bonifici o, perché no, l’ennesima promessa.

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