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Un momento dell'operazione

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COSENZA – Davanti ad un fenomeno ampiamente diffuso, l’operazione portata a termine oggi contro il fenomeno del caporalato tra Calabria e Basilicata (LEGGI) rappresenta un importante segnale, evidenziando soprattutto le condizioni disumane in cui vivano i migranti, definiti «scimmie» e costretti a bere l’acqua dei fossi di scolo (LEGGI LE INTERCETTAZIONI).

Le organizzazioni sindacali hanno espresso soddisfazione per l’esito delle indagini. In una dichiarazione congiunta, i segretari generali della Cgil di Calabria e Basilicata, Angelo Sposato e Angelo Summa, hanno affermato: «E’ l’ennesima riprova della presenza dilagante della illegalità nelle nostre regioni. Atti perpetrati da vere e proprie organizzazioni criminali rischiano di connotare l’economia della Basilicata e della Calabria mettendo a repentaglio la tenuta sociale delle regioni, a partire proprio dallo sfruttamento della manodopera straniera in agricoltura».

«È necessario – sostengono Sposato e Summa – che le istituzioni intervengano celermente per garantire il rispetto della legalità. Solo un’azione capillare e precoce sul territorio da parte delle istituzioni può davvero mettere un freno al fenomeno del caporalato. L’operazione della Procura di Castrovillari rivela una prassi consolidata di sfruttamento, condizione di schiavitù, negazione dei diritti umani. Lavoratori a cui viene tolta ogni dignità a vantaggio del profitto delle aziende. Bisogna colpire caporali e imprese che utilizzano il lavoro irregolare, riducendo in schiavitù lavoratrici e lavoratori».

Michele Sapia, segretario generale della Fai Cisl Calabria. ha rivolto «un ringraziamento alla Procura della Repubblica e al Gip di Castrovillari nonché al comando provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, intervenuto con l’ausilio dei Reparti di Crotone e Catanzaro, per l’operazione che ha portato questa mattina all’esecuzione di sequestri e misure cautelari nell’ambito di un’indagine sul caporalato in agricoltura».

«Si tratta – prosegue Sapia – di un’importante azione di contrasto a un fenomeno che deve essere stroncato, oltre che dall’impegno delle forze dell’ordine, dalla presa di coscienza di tutti i cittadini. In una regione come la Calabria, con un elevato numero di addetti operanti nel settore dell’agricoltura, la terza a livello nazionale, in cui purtroppo si rilevano alte percentuali di sfruttamento, lavoro nero, caporalato e mancata applicazione dei contratti di lavoro, c’è bisogno di più prevenzione e informazione. L’incontro del 4 giugno scorso nella sede della Regione Calabria tra Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil regionali e l’Assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo proprio sul tema del caporalato, convocato a seguito di una richiesta unitaria delle organizzazioni sindacali, è stato – sottolinea – occasione di un confronto importante che siamo certi proseguirà per affrontare, assieme a tutti gli attori sociali del comparto e i soggetti coinvolti, la questione dello sfruttamento e della lotta al caporalato nel comparto agricolo in Calabria. Voglio sottolineare – afferma Sapia – che si tratta di un’emergenza che non riguarda solamente i lavoratori, ma anche le aziende che operano forme di dumping sociale e concorrenza sleale, con conseguente bassa qualità dei prodotti».

È indispensabile, quindi, secondo il sindacalista, «continuare il confronto e condividere idee per far crescere la prevenzione e l’informazione sulla legge 199 del 2016, che è stata un grande risultato di civiltà. È necessario, infatti, applicare le attuali norme nazionali e regionali anche su questo versante e utilizzare le risorse previste dai bandi emanati dalla regione Calabria e nel piano nazionale triennale 2020/22 per il contrasto allo sfruttamento del lavoro agricolo. È sicuramente utile ricordare che la Fai Cisl nazionale ha attivato, nell’ambito della campagna di ascolto e denuncia contro lo sfruttamento nel settore agroalimentare, il numero verde S.O.S. caporalato 800.199.100 cui si può fare riferimento per qualsiasi informazione. Qualità del lavoro – prosegue la Cisl – significa qualità delle produzioni. Qualità del lavoro significa applicare i contratti e tutelare e valorizzare le eccellenze dell’agroalimentare calabrese sia in ambito regionale che fuori dalla Calabria. Oggi più che mai è necessario avviare buone pratiche per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del sistema agricolo. Come più volte ribadito dal segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, Non esiste buon cibo prodotto con lo sfruttamento e ad oggi bisogna dare concretezza alle misure programmate dal tavolo ministeriale».

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