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L'arrivo della salma di Serena Cosentino

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DIAMANTE – Un dolore composto, interiore, quello del padre di Serena Cosentino, Maurizio, che, al termine della cerimonia funebre, ha voluto ringraziare tutti, con la serenità d’animo della persona che ha fede e che crede nel Paradiso.

«Non so se riesco a parlare», ha esordito il padre di Serena. Maurizio Cosentino ha detto ai presenti che in molti gli hanno chiesto se aveva bisogno di aiuto. «Serena era un angelo sulla terra – ha sottolineato il padre -. A chi mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto, dico: l’amore che volevate dare a me, datelo a chi ha bisogno. Aiutiamoci l’uno con l’altro». 

E poi un tenero abbraccio alla figlia: «Volevo ringraziare Serena che mi ha dato 27 anni di gioia e felicità. Sono un padre orgoglioso di sua figlia». Anche il ricordo del fidanzato Hesam che è morto nelle stesse circostanze: «Erano due angeli sulla terra, forse perché erano belli, volevano vivere, avevano una vita davanti. Il Signore li ha chiamati in Cielo e sono sicuro che si trovano in Paradiso con gli angeli».

La sorella di Serena, Federica, infine, ha voluto ricordare attimi di vita vissuta, momenti di vita familiare, tranquilli, di giovani che si preparano a compiere il percorso professionale, e che guardano con fiducia al futuro. «27 anni che non potranno mai essere racchiusi in una lettera» ha detto Federica che ha immaginato di poter dialogare ancora con la sorella: «Sei sempre stata la più intelligente, quella che non smetteva mai di parlare, la nipote preferita di “nonnina” che ancora oggi, a 27 anni, ti chiamava “Serenina”».

Un bel ricordo di Serena: «La più particolare, la giovane che si batteva per la giustizia e l’uguaglianza dei diritti, la più coraggiosa». E poi il distacco dalla famiglia, verso la Capitale, con «lo zainetto sulle spalle». A Roma, l’incontro con Hesam: «un ragazzo unico che anche noi abbiamo amato sin dal primo giorno». Il ricordo del ragazzo iraniano è lucido: «Come avremmo potuto non amarlo; gli abbiamo insegnato anche il dialetto calabrese. Eravate una coppia perfetta, bellissimi e sempre sorridenti, nonostante le difficoltà. Avevate tanti progetti».

Perizie tecniche e interrogatori di garanzia

Sul fronte delle indagini per accertare le cause tecniche che hanno determinato la rottura della fune e la caduta della cabina della funivia del Mottarone, costata la vita a Serena Cosentino al suo fidanzato iraniano Hesam e ad altre 12 persone, si attende l’esito degli accertamenti tecnici. All’origine del disastro potrebbe esserci la ridotta resistenza oppure la sollecitazione eccessiva sulla fune traente dell’impianto. Primi indizi importanti potrebbero arrivare dall’esame diagnostico delle estremità rotte.

Nel frattempo sono stati fissati per domani mattina, sabato 29 maggio, gli interrogatori di convalida dei tre fermati per l’incidente della funivia. Luigi Nerini, proprietario di Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini compariranno davanti al gip Donatella Banci Buonamici, che è anche presidente dell’ufficio. Il giudice dovrà decidere sulla richiesta di convalida del fermo e di arresto avanzata dalla Procura.

Ai tre arrestati per l’incidente sono contestati fatti di “straordinaria gravità” per la loro “deliberata volontà” di bloccare i freni di emergenza “per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza”. Lo scrive la Procura di Verbania nel decreto di fermo dei tre, sottolineando che il capo servizio della funivia, “ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza”, mentre il direttore di esercizio e l’amministratore locale non hanno agito “per consentire i necessari interventi di manutenzione”.

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