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CETRARO – I carabinieri hanno arrestato cinque persone, di cui quattro con custodia in carcere e una agli arresti domiciliari, a Cetraro, su richiesta della procura antimafia con le accuse, a vario titolo, di tentato omicidio, lesioni personali ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo e violenza o minaccia a pubblico ufficiale.

In particolare, i militari delle Compagnie di Scalea e Paola hanno proceduto agli arresti in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo.

I NOMI DELLE CINQUE PERSONE ARRESTATE A CETRARO

Agli arresti in carcere sono finiti:

  1. Brusca Attilio, nato a Cosenza il 19 febbraio 2001
  2. Iorio Lorenzo, nato a Cetraro il 22 gennaio 2022
  3. Maccari Pierfrancesco, nato a Cetraro il 28 agosto 1998
  4. Occhiuzzi Luca, nato a Cetraro il 4 maggio 1988

Agli arresti domiciliari, invece, è finito

  1. Cipolla Fedele, nato a Cetraro l’11 novembre 1987

CETRARO, 5 ARRESTI DEI CARABINIERI SU INDAGINE DELL’ANTIMAFIA

Il gip distrettuale ha disposto le misure cautelari a seguito delle indagini avviate dopo il tentato omicidio ipotizzato nei confronti di uno degli indagati. I fatti ricostruiti dall’Antimafia che hanno portato agli arresti a Cetraro risalgono al giugno 2021, ai danni dell’addetto al servizio di sicurezza di un locale notturno dell’Alto Tirreno cosentino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nelle loro indagini, l’addetto alla sicurezza, infatti, si sarebbe opposto alla presunta condotta estorsiva addebitata ai quattro indagati. Questi infatti, avrebbero preteso nel locale di consumare bevande senza pagare.

A quel punto la guarda di sicurezza ha contestato l’atteggiamento e ne sarebbe derivata l’aggressione. Il tentativo di uccidere l’uomo sarebbe stato, secondo l’ipotesi di accusa, posto in essere avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo proprio delle organizzazioni mafiose e da qui è derivata l’applicazione nella contestazione di reato dell’aggravante del metodo mafioso,.

Il reato di violenza o minaccia a pubblico ufficiale, ipotizzato nei confronti di uno degli indagati, invece, risale al marzo 2021. Nello specifico, l’accusa riguarda le presunte minacce rivolte dall’uomo a due carabinieri. L’episodio si sarebbe verificato nel corso di un controllo. L’obiettivo degli indagati, secondo l’accusa, era costringere i carabinieri ad omettere la denuncia delle violazioni che erano state rilevate a suo carico.

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