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CASSANO – La Comunità di Cassano Ionio è ancora sconvolta per la strage scoperta domenica scorsa in contrada Fiego. Dopo le dure parole del vescovo e segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, che ha invitato tutti a fare di più andando oltre gli interventi di faccia e il perbenismo, anche il consiglio comunale aperto ha portato a galla lo sgomento d’una città che è tristemente abituata a registrare fatti di cronaca, ma non una così brutale esecuzione di un bambino di tre anni.

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Per il giorno delle esequie il sindaco, Gianni Papasso proclamerà il lutto cittadino e ha già dichiarato che il Comune si accollerà tutte le spese del funerale. Intanto, le due sorelle di Nicola, il bambino ucciso e bruciato con il nonno a Cassano allo Jonio, e quattro cugini saranno trasferiti, su disposizione del Tribunale dei Minori di Catanzaro, in una casa protetta lontano da Cassano allo Jonio. Lo rende noto il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che stamani aveva chiesto di poter incontrare nel carcere di Castrovillari la madre del bimbo ucciso, Antonia Iannicelli ed il padre, Nicola Campolongo senior. Contrario a questa decisione si è detto lo zio del piccolo: “I bambini non si toccano, nè i miei figli, nè il mio piccolo cognato, nè le altre due bambine. Già abbiamo un dolore, non vogliamo altro dolore”. Roberto Pavone ha aggiunto:  “Non vogliamo che i bambini siano portati via per farli stare ancora più male. Già stiamo soffrendo per i fatti nostri. Noi vogliamo vivere serenamente e onestamente. Se vogliono aiutarci, liberino mia cognata, la mamma di Cocò, e liberino mia suocera, perchè stanno soffrendo già moltissimo”.

“ERA UN ANGELO DOLCISSIMO” – “I ricordi sono tanti e sono tutti belli. Era un bambino molto sveglio. Adesso vogliamo soltanto pace. Il nostro dolore lo conosciamo solo noi. Non ci sono parole per definire chi ha ammazzato un bambino di tre anni. Sono delle bestie, anzi le bestie secondo me sono più umane”. E’ quanto afferma Roberto Pavone, zio del bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio.

“Gli animali – aggiunge – difendono i loro figli e quindi non so cosa dirvi di più. Comunque, ci auguriamo e siamo sicuri che la giustizia farà il suo corso. I giudici sanno. Sanno tutto”. Pavone, appena uscito dal carcere di Castrovillari dove ha scontato una pena di otto mesi, è il marito di Simona Iannicelli, attualmente ai domiciliari e figlia di Giuseppe Iannicelli, ucciso e bruciato insieme alla compagna Ibtissam Touss e al piccolo Nicola. Pavone ora è a casa sua. Una casa piena di bambini. Ce ne sono cinque. Tre sono figli suoi, mentre gli altri due sono le sorelline di Cocò. Da fuori si sentono le voci gioiose e qualche testolina fa capolino sull’uscio per poi rientrare velocemente. Sono sereni e giocano tra di loro.

Sono quelle voci che fanno tornare davanti agli occhi dello zio l’immagine gioiosa del piccolo Cocò. “Era un angelo dolcissimo. Sveglio in tutti i modi. Questo – conclude Pavone – era Cocò. Gli piaceva giocare, giocare con i cuginetti. Gli mancavano la mamma e il papa, questo era. Soffriva. Il bambino soffriva tantissimo. Anche se aveva noi, voleva sempre la mamma e il papà”.

L’INDAGINE PASSA ALLA DDA. Frattanto l’indagine sulla morte di Giuseppe Iannicelli, Ibtissam Touss, e del nipote dell’uomo, figlio di una delle figlie, Nicola Campolongo di soli tre anni è passata definitivamente alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il magistrato, Vincenzo Quaranta, che sta seguendo le indagini, infatti, è stato applicato alla Dda segno che ormai non ci sono dubbi sul fatto che si sia trattato di una missione di morte decisa dalla ‘ndrangheta. Con ogni probabilità la strage è avvenuta per un regolamento di conti relativo allo spaccio di sostanze stupefacenti. Spingono in questa direzione i precedenti specifici del sorvegliato speciale Giuseppe Iannicelli, il cui cadavere era nel cofano della Fiat Punto mentre i resti della sua compagna Betty Taouss erano sul sedile passeggero e quelli del piccolo Nicola Campolongo, detto Cocò, sul sedile posteriore. Al bambino, secondo quanto emerge dai rilievi, non è stato risparmiato nulla, dal colpo di pistola in testa per finirlo all’incendio appiccato all’auto e ai cadaveri con ogni probabilità per eliminare le tracce organiche del killer che potevano essere presenti nell’auto. Appare verosimile infatti che uno degli assassini si sia messo alla guida della vettura guidandola nell’area della masseria abbandonata di contrada Fiego, dopo un primo incontro con Iannicelli, la 27enne marocchina e il bambino in un altro luogo.

UNA POSSIBILE RICOSTRUZIONE. Una ricostruzione dei fatti ipotizza che il sorvegliato speciale, che tra l’altro era il cognato del collaboratore di giustizia Pasquale Perciaccante, sia stato convocato a un incontro e, temendo che potesse finire male, ha portato con sè la ragazza e il nipotino quasi come degli scudi. Giunto al luogo dell’incontro, sarebbe sceso dall’auto discutendo con le persone che lo avevano convocato e che lo hanno ucciso. Col bambino e la giovane marocchina ancora in auto, il corpo sarebbe stato caricato nel bagagliaio della Punto alla guida della quale uno dei killer, seguito da almeno un complice con un’altra auto, avrebbe raggiunto la vecchia masseria abbandonata nelle campagne di Cassano, dove sarebbero stati finiti anche il piccolo Cocò e la marocchina Ibtissam Touss detta Betty, come sembra confermare il bossolo rinvenuto in quel che rimaneva dell’utilitaria. Quindi la sistemazione d’una moneta di 50 centesimi sul cofano dell’auto. E infine il rogo. Presto la procura antimafia dovrebbe dare il via libera all’autopsia su quel che resta dei tre corpi. Un passaggio fondamentale per confermare i colpi di pistola e scongiurare il terribile dubbio che l’incendio sia stato appiccato quando i tre erano ancora vivi. E poi certificare l’orario della morte, considerato che del sorvegliato speciale, della compagna e del bambino si sono perse le tracce giovedì sera. Venerdì mattina il figlio di Iannicelli ha denunciato la scomparsa, ma solo domenica mattina, per caso, un cacciatore ha scoperto la mattanza. Eseguito l’esame autoptico, i cadaveri saranno restituiti alla famiglia per i funerali. 

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