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 COSENZA – Quella foto contribuì a far riaprire l’inchiesta sulla morte di Donato Denis Bergamini, il calciatore ferrarese del Cosenza Calcio, morto 25 anni fa in circostanze mai chiarite. E’ la foto di Denis morto, e ora la famiglia ha deciso per la prima volta di farla vedere a tutti, perché è una fotografia che parla più di tante parole, di un viso perfetto, con appena un segno sulla fronte: «Ci dissero che Denis si era gettato davanti al camion e fu trascinato: macché trascinato per 60 metri, questo non era il viso di chi veniva colpito da un camion in corsa», hanno sempre detto Donata e Domizio Bergamini, sorella e padre di Denis che da 25 anni non si sono mai piegati alla verità giudiziaria del suicidio di Denis come causa della sua morte il 18 novembre 1989 quando il calciatore aveva 27 anni e un carriera in ascesa dalla serie B alla serie A.

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Oggi quella foto è stata pubblicata dalla Gazzetta dello Sport, su volere della famiglia: foto che il quotidiano sportivo non ha pubblicato sul cartaceo, ma è caricato su un link protetto, per non urtare i lettori, on-line.

La foto è un documento del processo, venne scattata due mesi dopo la morte di Denis, nel gennaio 90, durante la riesumazione del cadavere, avvenuta nel piccolo cimitero di Boccaleone d’Argenta (Ferrara), dove il calciatore era nato e vissuto e dove la famiglia vive tuttora.

Fin da allora, anche il medico legale che eseguì l’autopsia, il professor Francesco Maria Avato (lo stesso tecnico che ha fatto riaprire l’inchiesta sulla morte di Marco Pantani), nella sua relazione dubitò della trascinamento proprio per quel viso intatto.  

«Con la pubblicazione della foto vogliamo solo far capire a tutti che la verità che da 25 anni inseguiamo è che Denis non si è suicidato, ma è stato ucciso», spiegano Domizio e Donata, il papà e la sorella a nome di tutta la famiglia, motivando la decisione. «Per noi è stata una dolorosa decisione, ma ci è sembrato giusto farlo perché la foto dimostra al di là di ogni parola che non vi fu trascinamento. Quello che ci chiediamo, però, è come poterono credere questo nei primi momenti dopo la morte di Denis coloro che videro il suo viso intatto» spiegano Domizio e Donata alludendo agli inquirenti di allora.

Questa verità della famiglia, dopo oltre 20 anni, nel 2011 è diventata una ipotesi investigativa con la riapertura dell’inchiesta da parte della procura di Castrovillari: omicidio

volontario. Oggi sono indagati per la morte di Denis i due unici testimoni oculari che parlarono del suicidio di Denis, di quel tuffo davanti al camion e poi del trascinamento: sono la ex fidanzata Isabella Internò, indagata per concorso con ignoti in omicidio volontario e il camionista Raffaele Pisano per false dichiarazioni al magistrato.

Dopo quasi quattro anni, l’inchiesta è ormai al rush finale: secondo quanto emerso, l’omicidio sarebbe avvenuto per motivi privati e tutte le ipotesi suggestive di un tempo (droga, calcio scommesse e criminalità) sono state smentite dagli accertamenti.

 

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