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L'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza

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COSENZA – Una grave malattia lo costringe a letto e necessita di assistenza domiciliare, ma i disservizi sono così numerosi che gli rendono la vita un inferno. Sandro (nome di fantasia) è affetto da Sla, una patologia gravemente invalidante e ha diritto all’Assistenza domiciliare integrata (Adi) del tipo complessa.

Si tratta di un servizio organizzato dalle Asp che garantisce ai cittadini in gravi condizioni di salute di essere assistiti a casa con programmi personalizzati, evitando il ricovero in ospedale o in case di cura per un tempo maggiore del necessario. Sandro ha diritto ad usufruire di un’assistenza domiciliare complessa a causa della malattia che lo ha colpito da alcuni anni, assistenza che prevede, nello specifico, un insieme di cure mediche, infermieristiche, riabilitative e assistenziali per i non autosufficienti con necessità complesse. Dopo un lungo periodo trascorso in ospedale per un aggravamento della patologia di cui soffre, Sandro torna a casa, ma non riceve le cure di nessuna delle figure professionali previste per l’assistenza domiciliare e si rivolge agli uffici preposti per chiederne i motivi.

Questi ultimi hanno candidamente ammesso – come riferisce l’ammalato cosentino – che non sono in grado di fornirle, hanno solo un medico che si occupa di alimentazione parenterale e un solo infermiere, i quali gli avrebbero assicurato la loro visita a domicilio con cadenza settimanale.

Inizialmente, il medico passava ogni 15 giorni, mentre «ora – fa sapere Sandro – non si vede da un mese. L’infermiere passa settimanalmente, quando non è in ferie o assente per altre cause e mi porta i presidi sanitari a me necessari, come la garza, le siringhe, i guanti, materiale assolutamente insufficiente per le mie esigenze tanto che siamo costretti a integrarlo, a nostre spese, prima dell’altra misera fornitura. Ma non finisce qui, dopo il ritorno a casa avevo urgente bisogno di una visita urologica, così ci siamo rivolti all’Adi per sapere se avessero questo specialista e ci hanno detto che c’è un solo medico, ma che visita a domicilio solo una volta al mese e non è nemmeno sicuro che visiti. Soluzione? Ne abbiamo chiamato uno a pagamento, che nel giro di due ore è venuto a casa mia. Qualche tempo dopo, avevo di nuovo bisogno dell’urologo convenzionato per la prescrizione di materiale sanitario particolare, ma nonostante lo avessimo avvisato per tempo, lo stiamo ancora aspettando. Soluzione? Stiamo acquistando il materiale a 40 euro a confezione, in attesa della “grazia” dell’Adi territoriale. In sostanza, per essere assistito decentemente dal punto di vista medico e infermieristico devo mettere mano alla mia tasca. Ma la cosa ancora più grave – conclude Sandro – è che ai miei familiari più volte è stato consigliato dalle stesse persone a cui ci siamo rivolti per sollecitare l’assistenza, di farmi ricoverare in una struttura, contrariamente a quanto previsto dalle norme. Non garantire i servizi minimi necessari ai pazienti affetti da gravissime patologie, che necessitano di assistenza domiciliare di tutti i tipi (lo prevede la legge) è non solo un’ingiustizia sociale, ma un abuso compiuto sulle persone più deboli della società».  

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