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Il sovrintendente Mario Pagano

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«NOI abbiamo diffidato il Comune di Cosenza dal continuare con le demolizioni nel centro storico e proposto una cabina di regia, con la partecipazione anche dei vigili del fuoco, per valutare il rischio e la necessità di nuovi interventi». Lo ha detto il soprintendente ai Beni archeologici e paesaggistici delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, Mario Pagano, rispondendo alle domande di giornalisti nel corso di una conferenza stampa.

«Il centro storico di Cosenza vive in condizioni di forte degrado e ha un’elevata vulnerabilità sismica, però serve una maggiore collaborazione tra gli enti – ha aggiunto Pagano – Possiamo dire che nel caso delle demolizioni c’è stato quanto meno un difetto di comunicazione». Il sovrintendente ha citato ad esempio il caso di Palazzo Alimena, nell’area del quartiere di Santa Lucia. Durante alcuni lavori è venuto fuori un opus reticulatum «ma la Sovrintendenza non è stata avvisata. Lo abbiamo saputo da soggetti terzi e siamo intervenuti, per fortuna abbiamo constatato che non c’erano stati danni».

Nel corso della conferenza stampa Pagano ha presentato anche un reperto ritrovato in Sila, sulle sponde del lago Cecita nel corso di una ricognizione. Si tratta di uno scramasax longobardo ed è il primo ritrovamento di questo tipo in Calabria. Il reperto, una spada a lama corta, testimonia la presenza di soldati longobardi di stanza in Sila (gli studi del professor Giuseppe Roma ne parlano diffusamente).

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L’archeologo, poi, ha parlato anche dell’inchiesta in corso a Crotone, sulla realizzazione del villaggio turistico a Punta Scifo, in cui risulta indagato. «L’autorizzazione era del 2008, io ho preso servizio in Calabria un anno fa. Mi si addebita un risibile reato di falsità ideologica, in riferimento ad una relazione trasmessa al direttore generale dei Beni culturali, in cui scrivo, parlando della tutela archeologica e della possibilità di nuovi saggi di scavo, che “i bungalow sono ormai stati realizzati”. Mi riferivo alle piattaforme di cemento, ormai realizzate, e che impedivano ulteriori verifiche archeologiche», ha detto il soprintendente.

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