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COSENZA – C’è calma piatta a Rossano, centro dello Jonio cosentino che a seguito del pentimento del boss locale – Nicola Acri, il temibile Occhi di ghiaccio – sembrava diventato una sorta di saloon a cielo aperto per bande ormai orfane di una guida criminale e impegnate a darsele di santa ragione.

Pestaggi, sparatorie e intimidazioni incendiarie a cadenza pressoché quotidiana: si è proceduto così per quasi un mese, in un clima di violenza che raggiunge l’acme nella notte di fuoco del 15 luglio, durante la quale anche i carabinieri diventano bersaglio di colpi di pistola per fortuna non andati a segno.

Nulla sembrava poter arrestare quell’escalation, ma poi gli animi si sono improvvisamente raffreddati. 

La tensione si taglia ancora a fette nella città bizantina diventata ormai un tutt’uno con la vicina Corigliano, ma se si può parlare almeno di tregua apparente, lo si deve soprattutto al superlavoro messo in campo dalle forze dell’ordine.

Mettere fuori gioco alcuni protagonisti della contesa è stato solo l’inizio, il resto arriva grazie a una serie di interventi nel segno della prevenzione e del disarmo di elementi potenzialmente pericolosi. E così mentre a fine luglio i carabinieri arrestano due delle presunte schegge impazzite del momento, Gaetano Solferino di 43 anni e il suo nipote omonimo di 23, il commissariato di polizia di Corigliano-Rossano mette a segno una serie di perquisizioni mirate che portano a diversi sequestri di fucili e pistole con relativi munizionamenti trovati in possesso di persone ritenute coinvolte nel conflitto in corso.

Uno di questi sequestri potrebbe risultare significativo perché operato a carico di Gennaro Scura, già autista al servizio di Nicola Acri. Quattro giorni fa, oltre a un discreto quantitativo di droga, gli agenti gli requisiscono una pistola con matricola abrasa. È una 7.65, lo stesso calibro di quella utilizzata nella già citata intimidazione del 15 luglio da due uomini in sella a uno scooter che, dopo aver fatto il tiro al bersaglio contro il portone di casa Solferino, durante la fuga avrebbero sparato anche all’indirizzo di una gazzella dell’Arma lanciatasi all’inseguimento. Si tratta della stessa arma?

Gli accertamenti del caso sono tuttora in corso nell’ambito di un’indagine più complessa che mira a mettere in fila tutti gli eventi dell’ultimo mese per capire in che modo stanno cambiando gli assetti criminali rossanesi. I Solferino, personaggi ritenuti da tempo organici alla cosca seppur con ruoli minori, sono sospettati di avere un ruolo centrale in questo processo di mutazione.

Finiscono in manette perché ritenuti responsabili del plateale pestaggio di Gennaro Acri, fratello del boss pentito, avvenuto sul lungomare in pieno giorno, ma a loro volta diventano bersagli di una violenta aggressione a colpi di mazze da baseball che spedisce in ospedale uno di loro, il venticinquenne Andrea Pio.

Non è ancora chiaro, insomma, se finiscano nel mirino perché ritenuti loro malgrado elementi di disturbo o se questo sia, invece, un ruolo che hanno scelto di esercitare in modo consapevole.

Rapporti di causa ed effetto ancora tutti da decifrare, insomma, mentre in città la quiete agostana strizza l’occhio a una spensieratezza che, fino a pochi giorni addietro, sembrava irrimediabilmente perduta. Rossano respira e si gode la pace estiva, ma il cielo sopra di lei è ancora di piombo.

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