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Il luogo dove si è dato fuoco

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RENDE (COSENZA) – Aveva 33 anni e insegnava in Lombardia il prof morto poche ore fa (LEGGI) dopo sedici giorni di tormenti. Originario di Crotone e residente a Rende, era da tempo domiciliato a Rozzano, in provincia di Milano dove svolgeva l’attività di docente a tempo determinato.

L’ultima lezione davanti ai suoi allievi l’ha tenuta il 26 gennaio e poi ha fatto rientro in Calabria in visita ai suoi familiari. Proprio in quelle ore ha maturato la decisione di darsi fuoco davanti alla caserma dei carabinieri di Rende. Non era stato sospeso dal servizio ed era in possesso di green pass. Notizie di segno contrario però erano circolate nell’immediatezza tant’è che la tragedia era diventata anche cavallo di battaglia dei no vax.

In realtà dietro al dramma di Francesco Chiarello c’erano solo motivazioni personali a tutt’oggi indecifrabili anche per i suoi familiari. Pare che in passato avesse già tentato di togliersi la vita e anche per questo motivo era sotto osservazione medica. Alla fine è riuscito nel suo intento nel modo più doloroso e plateale possibile.

L’immagine del suo corpo trasformato in torcia Umana, l’arrivo dei primi soccorsi, due meccanici e un carabiniere armati di estintori, lui che a fiamme ormai domate, nonostante le gravi ustioni, si siede sul marciapiedi e attende l’arrivo dell’ambulanza sono lì a scandire la sequenza sconvolgente degli eventi.

Alcuni scatti lo ritraggono in ambulanza e poi ricoverato in reparto, circostanza che fin da subito ha indotto l’Azienda sanitaria di Cosenza ad avviare un’indagine interna per risalire agli autori di questa marchiana violazione della privacy. ente dall’interno dell’autoambulanza.

«L’azienda – aveva detto il commissario La Regina – vuole dare un segnale chiaro affinché cose del genere non accadano mai più».

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