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L'Asp di Cosenza

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COSENZA – Sono sei le misure cautelari eseguite dai finanzieri nel quadro dell’operazione “Sistema Cosenza” relativa alla gestione economica dell’Azienda sanitaria provinciale. Tre impongono il divieto di dimora nella regione Calabria all’ex triade dirigenziale dell’Asp (direttore generale, amministrativo e sanitario, altre tre il divieto di dimora nella città bruzia, tutti dirigenti dell’ente). Altri nove indagati dovranno rendere interrogatorio in attesa venga accolta la richiesta di interdizione dai pubblici uffici. Tra questi ultimi spiccano i nomi dei due ex commissari ad acta della sanità calabrese Massimo Scura e Saverio Cotticelli, nonché l’attuale delegato all’emergenza Covid in Calabria, Antonio Belcastro.

Le accuse principali sono falso in atto pubblico ed abuso d’ufficio. Terrificanti i numeri con uno sbilancio dell’Asp nel triennio 2015-2017 che supera il mezzo miliardo di euro di solo contenzioso legale pendente, con 287 milioni di prenotazioni presso il tesoriere e 54 milioni di sospesi di cassa.

«L’indagine è durata due anni e non è conclusa. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora e siamo appena all’inizio. L’Asp di Cosenza governa somme per circa un miliardo e 200 milioni di euro l’anno e ha al suo attivo il conferimento da parte della Regione di somme di denaro che utilizza per acquistare beni e servizi, gestisce ospedali, laboratori, strutture, e migliaia di dipendenti. Tutto ciò la rende una delle più importanti d’Italia».

A dirlo il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo parlando dell’inchiesta sull’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.

«Le intercettazioni – ha aggiunto – hanno fatto emergere un dato grave, ossia che i responsabili e chi doveva predisporre il bilancio erano consapevoli dei falsi che stavano ponendo in essere e si arrabattavano per cercare di far quadrare i conti laddove non era possibile. Il 9 febbraio 2019 in un’intercettazione, l’allora delegato alla sanità del presidente della Regione, dichiara “Se salta Cosenza, salta tutto”. Per cui Cosenza deve assolutamente avere bilanci approvati anche se falsi. Inoltre, gestire questo modo l’Asp determina tutta una serie di vantaggi ai fini elettorali che emerge in termini chiari. Dunque l’Asp Cosenza è stata gestita con metodi non corretti, favorendo persone che non ne avevano diritto e soprattutto producendo documenti contabili falsi. Non sappiamo che fine hanno fatto i soldi, speriamo di rintracciarli attraverso i flussi di spesa, ma ricostruire il bilancio è un’impresa assolutamente improba. Se fosse stato approvato un bilancio reale tutta questa gente sarebbe andata a casa e si sarebbe determinato un buco nel bilancio regionale di tale gravità con ripercussioni anche in ambito regionale».

«Infine – ha concluso Spagnuolo – c’è una logica di gestione del consenso elettorale e politico che viene esercitato attraverso l’adozione di provvedimenti non corretti a favore di persone che non ne avevano diritto».

Lo scopo, secondo gli inquirenti, era quello di riportare perdite di esercizio di gran lunga inferiori a quelle effettive e consentire così un allineamento posticcio dei dati contabili dell’azienda sanitaria cosentina a quelli del bilancio preventivo regionale, che consolida i dati di bilancio di tutte le aziende sanitarie calabresi.

Nel corso delle indagini i Finanzieri hanno anche ricostruito come le assegnazioni di importanti incarichi dirigenziali, dissimulate sotto forma di procedure apparentemente rispettose dei principi di legalità e trasparenza, siano in realtà avvenute in violazione dei più elementari principi normativi in materia, abusando del proprio ufficio. I casi più eclatanti hanno riguardato la formulazione di delibere di assunzione nelle quali i requisiti di partecipazione venivano predeterminati sulla base di interpretazioni personalistiche dei criteri fissati dalle leggi e dalla contrattazione collettiva, in funzione dei titoli e dei curricula degli aspiranti in un’ottica clientelare.

Nello specifico, l’attività investigativa ha evidenziato una serie di reati di falso (documentale ed ideologico) e di abusi d’ufficio concernenti l’arbitraria attribuzione di incarichi di responsabilità di unità organizzativa all’interno dell’Asp di Cosenza, parallelamente all’adozione di procedure di nomina di dirigenti aziendali, in violazione della normativa di settore nei ruoli di Responsabile dell’Unità Operativa Semplice protesica (in relazione al quale non sono stati rispettati i requisiti di permanenza quinquennale nella qualifica di dirigente medico per l’attribuzione della qualifica dirigenziale), di Dirigente Amministrativo (in questo caso veniva adottata un’errata procedura di mobilità al fine di agevolare intenzionalmente una specifica concorrente) e di Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Risk Management e governo clinico (in sostanza venivano completamente disattesi sia i requisiti richiesti per ricoprire il ruolo a concorso che le procedure adottate).

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