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L'ex sindaco di Scalea Mario Russo

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SCALEA (COSENZA) – Dal mese di dicembre scorso si trovava rinchiuso nel carcere di Cosenza. Il principale indagato dell’inchiesta denominata “Re nudo”, Mario Russo, è da oggi destinatario di un’ordinanza del tribunale di Catanzaro che lo pone agli arresti domiciliari. Il tribunale del Riesame, presidente Cappai, ha depositato l’ordinanza di accoglimento dell’appello cautelare proposto dall’ex sindaco di Scalea, Mario Russo, in questo caso indagato in qualità di medico legale e presidente della commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di Diamante.

E’ stata accolta infatti la tesi degli avvocati difensori, Vincenzo Belvedere, del foro di Cosenza e Giuseppe Bruno del foro di Paola, che hanno chiesto un ridimensionamento della misura con gli arresti domiciliari nell’abitazione del figlio.

La misura degli arresti era stata decisa dal Tribunale di Paola, lo scorso 16 dicembre, perchè si riteneva, così si legge agli atti, che fosse “l’unica misura cautelare proporzionata all’entità della vicenda delittuosa ed idonea a salvaguardare le esigenze cautelari; misura, questa, nel caso di specie concretamente applicabile”. “La gamma di illeciti riscontrati è ampia e variegata, ma costituita in prevalenza da filoni omogenei di reati, che possono catalogarsi in tre macro aree”.

L’indagine “Re nudo” dei carabinieri della compagnia di Scalea, coordinata dalla procura di Paola, individua tre aree su cui sarebbero basate le contestazioni ai personaggi coinvolti e, in prevalenza, all’ex sindaco di Scalea, Mario Russo, finito sotto la lente di ingrandimento e “messo a nudo” dall’attività svolta negli anni precedenti. Le tre aree sono: i reati commessi nell’ambito della commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di Diamante; i reati commessi nell’ambito dell’attività di medico certificatore per il rinnovo delle patenti di guida dell’Asp di Scalea e gli illeciti in materia di visite necroscopiche. Le contestazioni nell’ambito della commissione per l’accertamento dell’invalidità ipotizzano il falso ideologico, truffa e abuso d’ufficio, che sarebbero stati commessi da Mario Russo, da solo, o in concorso con Antonia Coccimiglio ed Eugenio Vitale, rispettivamente segretaria e impiegato della Commissione istituita presso l’Asp di Diamante, con i vari beneficiari di pensioni, indennità o provvidenze variamente denominate.

Secondo le ipotesi sarebbe stato certificato falsamente che il richiedente il beneficio si sarebbe presentato alla seduta e sottoposto a visita medica di accertamento dell’invalidità e/o dell’handicap e che la commissione Asp-Inps avrebbe deliberato il riconoscimento della condizione di invalido o portatore di handicap, attribuendo il relativo coefficiente percentuale o di gravità.

A Russo viene contestato il fatto di essersi accordato con i diretti interessati o con i loro familiari per “gestire in maniera illegittima e clientelare la procedura di riconoscimento di invalidità o handicap, si faceva consegnare copia di un documento di identità e di tutta la documentazione sanitaria relativa al richiedente e, sulla base di tale materiale, redigeva a tavolino un falso verbale di seduta e di accertamento sanitario, riconoscendo le eventuali patologie o condizioni invalidanti e attribuendo i relativi punteggi, autonomamente, ossia fuori dai lavori della commissione, e sulla base delle carte, consentendo in tal modo ai richiedenti di accedere al beneficio assistenziale senza sottoporsi a visita medica e, quindi, a prescindere da qualsiasi valido accertamento dei presupposti di legge. I privati, dal canto loro, pur avendo ricevuto l’invito dell’Inps a presentarsi alla seduta della commissione invalidi, d’intesa con il Russo, non comparivano e, quindi, non si sottoponevano a visita medico-legale, ma – si legge agli atti – “venivano ugualmente segnati come presenti dal Russo, con la complicità della segretaria della Commissione Antonia Coccimiglio e dell’impiegato Eugenio Vitale. In altri casi, questi ultimi due dipendenti, all’insaputa di Russo e degli altri membri della commissione, d’accordo con i richiedenti, formavano un verbale di seduta e di accertamento dello status di invalido o handicappato materialmente falso”.

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