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Franco Muto

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CETRARO – La Corte d’Appello ha aggravato la condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Paola al capomafia cetrarese, Francesco Muto, rivedendo diverse altre singole posizioni e confermando nel resto la sentenza.

Il mammasantissima Franco Muto, che il 4 luglio del 2019 era stato condannato, dal Tribunale di Paola, a 7 anni e 6 mesi (il Pm aveva chiesto per lui 20 anni), andando assolto dal reato di associazione di stampo mafioso, ieri s’è beccato una condanna a 20 anni di carcere.

«Dichiara Francesco Muto colpevole – si legge nella sentenza – e lo condanna alla pena di anni 20 di reclusione».

Ma v’è dell’altro: applica nei suoi confronti «la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di anni tre» e dispone, «la confisca dei beni e rapporti finanziari» a lui “riconducibili”, e specificati «nell’ordinanza di convalida di sequestro preventivo di urgenza del 27.7.2016, con esclusione di quelli per i quali è già intervenuto provvedimento di dissequestro».

La medesima Corte d’Assise ha assolto Agostino Bufanio, Pier Matteo Forestiero e Francesco Muto limitatamente ad uno specifico capo di imputazione perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, nonché Andrea Ricci per non aver commesso il fatto.

Bufanio era stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi (il Pm aveva chiesto 11 anni), mentre Forestiero era stato condannato a 16 anni (il Pm ne aveva chiesto 20).

Andrea Ricci, infine, era stato condannato a 8 mesi e 1.000 euro di multa (il Pm aveva chiesto 12 anni).

La Corte d’Appello ha poi dichiarato “non doversi procedere” nei confronti di Angelo Chianello in ordine al reato ascritto al capo 4) perché estinto per intervenuta prescrizione (in primo grado era stato condannato a 3 anni e 6000 euro di multa, a fronte di una richiesta del Pm a 6 anni e 2 mesi).

Considerata, poi, l’esclusione della recidiva contestata a Pierpaolo Bilotta e Agostino Iacovo, la Corte d’Appello ha rideterminato la pena inflitta a: Pierpaolo Bilotta in anni 2 di reclusione ed euro 3.300,00 di multa (in primo grado era stato condannato a 3 anni e 5.000 euro di multa a fronte dina richiesta del Pm di 13 anni); Alessandra Magnelli (in primo grado era stata condannata a 4 anni e 7 mesi e 1.200 euro di multa, a fronte di una richiesta di 6 anni) e Simona Maria Assunta Russo (condannata in primo grado a 4 anni e 7 mesi e 1.200 euro di multa, a fronte di una richiesta del Pm di 6 anni) in anni 3 e mesi 9 di reclusione ed euro 1000,00 di multa.

E ancora: Antonio Mandaliti è stato condannato a 14 anni di reclusione (in primo grado era stato condannato a 16 anni e il Pm ne aveva chiesti 20); per Luigino Valente condanna a 22 anni, 10 mesi e 10 giorni di reclusione (in primo grado era stato condannato a 23 anni e il Pm ne aveva chiesti 22).

La Corte d’Appello ha poi dichiarato la perdita di efficacia della misura cautelare applicata a Francesco Muto e Pier Matteo Forestiero, ciascuno per un singolo capo d’imputazione.

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