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Il procuratore Pierpaolo Bruni

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PAOLA (COSENZA) – La Procura della Repubblica di Paola ha individuato la “spia” del Ministero degli Interni che aveva un occhio di riguardo per gli “amici degli amici” del Basso Tirreno Cosentino, desideratosi di mettere le mani – così come è accaduto – su montagne di denaro pubblico che, a loro dire, «si stancheranno di contarli».

Si tratta di un dirigente che si è recato pure a Cleto per prendere parte a un summit con politici e tecnici. Il riferimento è all’inchiesta penale per corruzione e turbata libertà degli incanti, ordinata dal procuratore capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, e gestita dai sostituti Maria Francesca Cerchiara e Teresa Valeria Grieco, che proprio in questi giorni ha ottenuto importanti vittorie in sede di Tribunale del Riesame di Cosenza.

Ma andiamo con ordine. Cosimo Bianchi, funzionario del dicastero, avrebbe fornito notizie riservate ai tirrenici per ottenere un milione di euro di fondi pubblici da destinare a varie opere pubbliche gestite dal solito cartello di professionisti gravitanti nel Comune di Cleto.

Dieci indagati

Il 23 novembre scorso Bruni ordinò perquisizioni e sequestri in Calabria e nel Lazio. Tutti quei soldi venivano stanziati dal Ministero dell’Interno grazie agli “amici di Roma” che avevano sempre un occhio di riguardo per un gruppo ristretto di progettisti di opere pubbliche preventivamente individuati, violando la normativa sugli appalti. Il blitz della Guardia di finanza interessò Latina, nel Lazio, e Cleto, Piane Crati, Montepaone, Sansosti e Grimaldi, nelle province di Cosenza e Catanzaro.

Le “cimici” piazzate negli uffici del Comune di Cleto, dove si svolgevano i “summit”, sono servite a cristallizzare bene il sistema corruttivo. Gli indagati a cui vengono contestati, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti, sono: Sandro Bonacci (Latina), Domenico Presta (Buonvicino), Marcello Mazza (Piane Crati), Giuseppe Longo (Cleto), Pantaleone Francesco La Valle (Soverato), Felice Stefano Marascio (Montepaone), Arturo Veltri (Cosenza), Paolo Stilla (Grimaldi), Carmela Di Cianni (Sansosti). Ed ora è pure giunta la decisione del Riesame, interessato proprio da Cosimo Bianchi.

La sua istanza proposta contro il decreto di perquisizione e sequestro emesso dal Pm il 18 novembre scorso è stata rigettata dal collegio penale cosentino. E il Bianchi è stato condannato alle spese di giudizio. Per il Riesame esistono gli accordi corruttivi illeciti tra l’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo e gli altri coindagati (Bianchi, Bonacci, Presta e Mazza) i quali, peraltro, «si sono rivelati in grado, da un lato, di stipulare patti corruttivi, con l’amministrazione comunale finalizzata alla assegnazione degli incarichi di progettazione, dall’altro lato, di interloquire con funzionari del Ministero dell’Interno deputati alla erogazione dei finanziamenti in favore del Comune dai quali ricevono informazioni privilegiate con riferimento ai medesimi finanziamenti».

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