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Le armi rinvenute all’epoca dai carabinieri durante una perquisizione

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RENDE (COSENZA) – Non erano di Alfonsino Falbo le due pistole clandestine e la carabina ad aria compressa ritrovate il 18 ottobre del 2018 in un casolare di contrada Cutura. O meglio: non è dimostrabile che fossero davvero sue. È questo in pillole il motivo per cui ieri i giudici hanno assolto il 51enne, genero del boss Franco Perna, dall’accusa di detenzione abusiva di armi e ricettazione dato che la carabina era stata trafugata qualche tempo prima dalla casa di un avvocato.

Di diverso avviso era, invece, la Procura che attraverso il pm Donatella Donato chiedeva quattro anni di condanna per l’imputato. Niente da fare. Hanno prevalso le tesi difensive dell’avvocato Antonio Ingrosso che, durante il processo, ha dimostrato come su quell’area insistesse da anni un cantiere con almeno quindici operai, e che la recinzione predisposta dalla ditta presentasse un varco attraverso il quale chiunque avrebbe potuto introdursi. Morale della favola: per il collegio composto dalle dottoresse Ciarcia-Antico-Vigna, Falbo «non ha commesso il fatto».

Un’ulteriore disputa in aula si era accesa sulla natura della carabina. Arma comune da sparo o strumento in libera vendita? L’accusa propendeva per la prima ipotesi, ma per dimostrarlo sarebbe stato necessario accertare prima la potenza dell’arma. Ciò, però, non è stato possibile dal momento che la carabina in questione non era funzionante.

All’epoca, il ritrovamento è eseguito in grande stile dai carabinieri che, per l’occasione, sguinzaglino sul posto anche cani antidroga e altri specializzati nel ritrovamento di armi ed esplosivi. In un vecchio forno a legna, tra i cumuli di cenere, i militari notano un borsone. Hank va ad accucciarsi proprio lì, di fianco a esso.

«Può voler dire qualcosa» commenta il suo addestratore, un carabiniere del Nucleo cinofilo di Vibo Valentia. Hank è un pastore tedesco dal fiuto infallibile e anche in quel caso non si sbaglia. Da quella borsa, infatti, salteranno fuori le pistole corredate da un centinaio di pallottole alle quali, tre anni e mezzo dopo, non è possibile associare il nome di un proprietario.

Falbo è il genero del boss Franco Perna – detenuto ormai da venticinque anni e con diversi ergastoli sul groppone – ed è stato coinvolto in diverse indagini antimafia dalle quali, però, è uscito sempre assolto. È tuttora imputato e detenuto nell’ambito del processo antidroga “Overture”.

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