X
<
>

Mario Occhiuto

Condividi:
2 minuti per la lettura

Condannato a 3 anni e 6 mesi l’ex sindaco di Cosenza e attuale senatore di Forza Italia Mario Occhiuto, accusato di bancarotta fraudolenta

NELL’aula del Palazzo di giustizia la tensione è alle stelle. Davanti ai giudici del Tribunale l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto agita le riviste di architettura e design con le copertine dei pavimenti in legno realizzati dai suoi studi sparsi tra l’Italia e Pechino. Illustra il progetto della “Casa ecologica” che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuta sorgere a Rende. Parla del fatturato annuo a 6 zeri dell’epoca.

Ma le spiegazioni fornite in merito al fallimento, nel 2014, della “Ofin”, la società di partecipazione finanziaria di cui è stato amministratore dal 1996 al 2011, per il presidente Carmen Ciarcia, nonché per i giudici, a latere, Urania Granata e Maria Teresa Castiglione non stanno in piedi. La sentenza di condanna per l’ex primo cittadino arriva a tarda sera: tre anni e sei mesi, così recita il dispositivo, oltre alla pena accessoria del divieto di esercizio di impresa per tre anni e dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Al termine della sua lunga requisitoria, la pubblica accusa rappresentata dal pm Maria Luigia D’Andrea aveva invocato la condanna a quattro anni nei confronti dell’architetto cosentino e attuale senatore eletto nelle fila di Forza Italia a settembre dello scorso anno.

MARIO OCCHIUTO CONDANNATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Occhiuto era imputato per bancarotta fraudolenta in relazione alla società “Ofin”, appunto, in particolare per aver “distratto” dalla stessa la somma complessiva di circa tre milioni di euro corrispondenti ad operazioni destinate a fini personali. Inoltre, Occhiuto avrebbe, in concorso con la sorella Annunziata – già condannata in primo e secondo grado, in abbreviato, a un anno e quattro mesi – la somma di ulteriori 117mila euro, sempre a fini personali.

Nel corso dell’esame condotto dal suo avvocato, Nicola Carratelli, il parlamentare azzurro ha spiegato come “Ofin srl” fosse la “cassaforte” per altre società, tra cui “Feel” e “Zenobia”, da lui stesso finanziate. Nel 2010 il Ministero bloccò le erogazioni di capitale nei confronti della “Ofin”, una sospensione che, a suo dire, avrebbe «mandato in difficoltà» le attività ad essa collegate. All’indomani della sua elezione a sindaco, nel 2011, la sorella fu nominata amministratrice ma nel 2014 la società fu dichiarata fallita e la gestione contabile fu affidata ad un ragioniere che, però, secondo quanto dichiarato da Occhiuto, non lo avrebbe «mai informato dei prelievi di somme dal conto della società».

Occhiuto ha, quindi, negato di aver distratto o utilizzato le somme per fini personali, ma di averle sempre «investite in attività imprenditoriali» ed ha già manifestato, tramite il suo legale, l’intenzione di presentare appello.
A rappresentare la parte civile, relativa alla curatela fallimentare, l’avvocato Gianluca Vetere del Foro di Cosenza.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE