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Una fiaccolata per Denise Galatà

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CASTROVILLARI – La Procura di Castrovillari ha richiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Cosenza, il presidente del consiglio direttivo della società di rafting “Canoa Club Lao Pollino” e per l’istruttore che conduceva il gommone, Giampiero Bellavita, per la tragedia di Denise Galatà, la studentessa di Rizziconi di 18 anni dell’Istituto Linguistico “Giuseppe Rechichi” di Polistena, scomparsa nelle acque del fiume Lao dove era caduta mentre faceva rafting il 30 maggio di un anno fa.

I due sono accusati di omicidio colposo: il primo perché non ottemperava al divieto di introdursi nel fiume Lao previsto dall’apposita ordinanza comunale emessa in attivazione dello stato di allerta meteo, consentendo la discesa che, è stata eseguita da accompagnatori non in possesso delle necessarie qualifiche richieste per il grado di difficoltà del corso d’acqua; il riferimento è proprio alla guida poiché, in possesso di una qualifica federale insufficiente per la navigazione del fiume Lao. Le ragazze che erano con Denise, del resto, sono cadute più volte prima di lei. Sono stati i carabinieri poi a recuperare la scolaresca e gli insegnanti.

All’indomani della tragedia di Denise, la Procura diretta da Alessandro D’Alessio ha aperto un’inchiesta che vide coinvolte 10 persone, tra cui anche il sindaco di Laino Borgo, Mariangelina Russo. La Procura inoltre aveva incaricato il perito Giuseppe Viggiani di redigere una perizia per accertare le cause e la dinamica della tragedia sul Lao di cui fu vittima la giovane Denise. Dall’accertamento erano emerse «implicazioni rilevanti» per i componenti della società sportiva organizzatrice dell’escursione: «pur non essendo stato l’evento meteorico occorso una delle cause dell’incidente – vi si legge -, se il 30 maggio 2023 le guide dell’A.s.d. (“Canoa Club Lao Pollino”, ndr) avessero rispettato l’ordinanza n. 8 del 21 agosto 2019 del sindaco di Laino Borgo, le attività di rafting non avrebbero avuto luogo e l’incidente in cui ha perso la vita Denise Galatà non si sarebbe verificato». Inoltre, nella sua relazione il perito aveva evidenziato la presenza di una guida non in possesso della necessaria “qualifica federale di tecnico” che, «con l’impatto e l’incagliamento del proprio gommone, ha innescato la sequenza che ha portato all’incidente letale».

Giuseppe Cosenza è difeso dall’avvocato Assunta Gioia mentre Giampiero Bellavita è difeso dall’avvocato Riccardo Rosa .

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