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Il direttore Roberto Napoletano e il giornalista Francesco Kostner ieri a Mendicino

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MENDICINO (COSENZA) – «Viviamo una stagione irripetibile, nella nuova globalizzazione e nel nuovo ordine mondiale deve esserci il riscatto del Mezzogiorno, l’ultima occasione del Paese». Il messaggio di Roberto Napoletano risuona forte anche a Mendicino, alla Fondazione Carical nel Parco degli Enotri. Ieri pomeriggio – intervistato dal giornalista Francesco Kostner e introdotto dal sindaco Antonio Palermo e dal presidente del Premio per la Cultura Mediterranea Mario Bozzo – il direttore del Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia ha snocciolato i temi affrontati nel suo ultimo libro, “Riscatti e ricatti” (La nave di Teseo).

Il racconto di Napoletano parte dalla crisi dei debiti sovrani del 2011: «Eravamo ad un passo dal diventare la nuova Argentina. Abbiamo rischiato la rottura dell’Euro ma non siamo spariti. Era il cigno nero italiano, la crisi che superava di gran lunga quella finanziaria del 2008».

IL NUOVO ORDINE MONDIALE E L’OCCASIONE SUD

Poi le due crisi più recenti: «La pandemia, la prima grande crisi globale che chiude l’economia del mondo e rende tutti uguali, e l’invasione russa dell’Ucraina, una guerra mondiale a pezzetti che ha generato la guerra delle materie prime e il conflitto di civiltà tra il mondo autocratico e la democrazia che porterà ad un nuovo ordine mondiale». Dalle congiunture più nefaste, si sa, nascono le grandi opportunità: per Napoletano quella dell’Italia passa obbligatoriamente dal rilancio del Sud «in un nuovo modo di intendere la globalizzazione. Chi dice che è finita sbaglia, è solo cambiata. Ora il Mezzogiorno e l’Italia hanno l’ultima possibilità di riscatto. Con la logistica della nuova economia la catena deve essere più corta. Per questo il collegamento diretto Gioia Tauro-Bologna è cruciale. Se lì lavorassero gli informatici e gli ingegneri gestionali dell’Unical sarebbe il riscatto di questa terra».

L’ITALIA E IL DRAGHICIDIO

Un riscatto che, secondo Napoletano, l’Italia ha vissuto con Mario Draghi. «Abbiamo avuto un premier che era l’unico capo di governo d’Europa. Un politico totale, non un tecnocrate. Quasi per combinazione l’Italia si è trovata a ricoprire la posizione di potere più importante d’Europa (la presidenza della Bce, ndr) e incredibilmente abbiamo fatto bella figura. Ha salvato l’Euro da solo contro tutti». Uno statista accostato da Napoletano a De Gasperi, «nel solco della tradizione einaudiana», che l’Italia ha perso dopo la caduta del suo governo, il “Draghicidio”. Il movente? «Partiti e burocrazia intimoriti da Draghi che stava facendo troppo bene». L’occasione? «La guerra in Ucraina». L’arma? «Il discorso catastrofista che non ha raccontato il miracolo economico italiano». L’assassino? «Conte ha preparato il campo, Berlusconi l’ultimo responsabile del Draghicidio».

CALABRIA E MERIDIONE, TRA SALUTE E LAVORO

Incalzato dal pubblico, Napoletano si è infine concentrato sulla Calabria. Se qui il diritto alla salute è spesso negato ci sono «responsabilità immense dello Stato. Con il commissariamento si è speso di più, non si è investito e alla fine non si riesce neanche a stabilire il debito. La soluzione è l’organizzazione, introdurre capitale umano nuovo, sottrarlo alla politica, investire anche nelle eccellenze private».

Certo, c’è pure bisogno di risorse. «Sapete come si trovano? Il Nord inizia a prendere meno del Sud e si inverte la logica della spesa storica introdotta da Calderoli nel 2009. Sul nostro giornale abbiamo scritto di metterlo sotto tutela istituzionale e per fortuna è stato fatto». Risorse da investire anche per creare occupazione: «Il lavoro – sentenzia Napoletano – non può essere il reddito di cittadinanza. Il futuro è un altro: investimenti pubblici che attirano quelli privati. Un’azienda che va avanti al Sud vale dieci volte una del Nord. Non è elemosina, è l’ultima occasione del Paese».

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