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Un momento della protesta in piazza Purgatorio ad Acri

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ACRI (COSENZA) – Alcuni problemi di natura organizzativa, nella tarda serata di lunedì avevano messo seriamente in discussione l’iniziativa di protesta promossa dai commercianti di Acri per ieri mattina, dopo l’ennesima settimana di zona rossa. Dopo averla rinviata, alla fine gli ostacoli sono stati rimossi e in piazza Purgatorio in mattinata si è ritrovato il popolo delle saracinesche, sebbene ridotto a una rappresentanza, per via delle norme anti-Covid. Erano una ventina o poco più, perché oltre non potevano andare in termini numerici, ma ne rappresentavano diverse centinaia.

Li ha raggiunti anche il sindaco Pino Capalbo. Gli esercizi commerciali patiscono gli effetti delle restrizioni dovute alla pandemia, alcuni settori sono ancora chiusi, mentre altri, pur tenendo alzata la saracinesca, hanno avuto più spese che incassi. Ristori, per loro stessa ammissione, assai pochi, e chi li ha ricevuti ci avrà pagato il fitto per uno o due mesi.

La loro lenta agonia va avanti ormai da oltre un anno e sono allo stremo delle forze. Dopo aver esposto il cartello simbolo di questa protesta, con su scritto “Io riapro”, una delegazione di quattro persone è stata ricevuta dal primo cittadino in Municipio. Al sindaco è stato chiesto di farsi interprete istituzionale di questa situazione che non può più essere procrastinata. Negli ultimi giorni la speranza era di un ritorno in zona arancione, ma i numeri della scorsa settimana relativi ai contagi non l’hanno reso possibile. Ora l’auspicio è che quantomeno si possa ripartire dalla prossima, ma occorreranno comunque aiuti istituzionali, perché riaprire significa in ogni caso farlo con cautela e gradualmente.

Nel frattempo, sulle possibili soluzioni da adottare per mitigare la crisi produttiva in corso è intervenuto ieri Vincenzo Abbruzzese, vicepresidente di Coldiretti. «Con l’emergenza Covid – spiega – sono tante le aziende agricole che a causa dell’ulteriore prolungamento della zona rossa sul territorio di Acri sono fortemente danneggiate e penalizzate, non solo economicamente». Ancor di più «con le ulteriori misure restrittive adottate dal sindaco, che hanno comportato la chiusura dei mercati agro-alimentari, in evidente contrasto con le normative nazionali che non prevedono la chiusura dei mercati degli agricoltori che vendono principalmente ortofrutta di stagione; prodotti altamente deperibili che evidentemente tolgono reddito agli agricoltori dopo mesi di lavoro». Abbruzzese chiede dunque l’apertura immediata dei mercati agro-alimentari con tutte le misure e regole di distanziamento e di sollecitare la Regione «affinché, come fatto con una circolare esplicativa all’ordinanza del 18 ottobre con la quale era stata istituita la zona rossa nei comuni di Casali del Manco e Celico, escluda le località nel cuore della Sila Greca, compresa Lorica, così da non penalizzare le aziende agricole che vendono direttamente nei loro punti vendita, che invece con le ultime disposizioni si sono visti chiudere le attività».

Inoltre, si chiede di istituire un fondo regionale per aiutare le imprese e i cittadini della “zona rossa”, poiché complessivamente si arriverà a quasi 40 giorni consecutivi. «Come Coldiretti – aggiunge Abbruzzese – chiediamo ancora al sindaco azioni idonee per uscire al più presto dalla zona rossa e misure di sostegno alle attività più duramente colpite intervenendo su Tari e Imu, con cancellazione dei servizi non garantiti». Infine, una sponda anche alla protesta degli “Io riapro”: «Le attività produttive del nostro territorio meritano attenzione e sostegno, quello che è mancato in questi anni, con un diretto coinvolgimento delle organizzazioni/associazioni e del tessuto produttivo acrese».

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