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«QUANDO rispondi a tutte le telefonate perché magari dietro a quel trillo si nasconde una notizia, quando il tuo cappotto è il primo a trovarsi sull’appendiabiti della redazione, quando spegni l’ultima luce o quando ormai il fuso orario a cui si è abituati è diverso da quello della gente normale, allora sì, tu sei una Cristina». Nei giornali esiste un lavoro nascosto, un lavoro che condanna, nel tempo, a sentirsi ripetere sempre la stessa domanda («Ma se sei giornalista perché non leggiamo la tua firma?») e che va al di là della mera brillantezza di un articolo. È il lavoro di chi sta dietro le quinte e dirige l’orchestra, la cucina, la squadra; il lavoro di coloro i quali quel pezzo brillante lo rendono tale attraverso un’opera minuziosa e certosina che prevede impaginazione-correzione-revisione-titolazione e chissà quante altre cose ancora.

Lo sa bene Giuseppe Smorto, già direttore di Repubblica.it e vicedirettore di Repubblica, che nel suo discorso descrive la figura tipo di un caporedattore. Caporedattore come è stata Cristina Vercillo al Quotidiano del Sud. «Dietro a un pezzo, dietro a una pagina – continua Smorto – ci sono professionisti indefessi come lo era Cristina, lavoratori instancabili che tengono in piedi un giornale e dentro ci mettono tutto quell’amore artigianale che è necessario per renderlo di qualità».

Cristina Vercillo, scomparsa prematuramente il 26 dicembre scorso, ieri, 15 giugno, avrebbe compiuto 60 anni. Tramite le parole dei suoi colleghi giornalisti è stata ricordata negli spazi del Parco degli Enotri, a Mendicino, sede della Fondazione Carical diretta da Carlo Cannataro. E non solo Smorto l’ha celebrata raccontando tutto quello che sta dietro ai riflettori di un mestiere che non puoi scegliere perché è “lui” che sceglie te, l’ha fatto anche Gianni Cerasuolo, già caporedattore all’Unità e poi a Repubblica ed ex vicedirettore del Quotidiano della Calabria. «Io Cristina l’ho conosciuta nei miei due anni trascorsi qui a Cosenza, dal 2010 al 2012: era – dice Cerasuolo – un animale di redazione. Apriva il giornale e lo chiudeva. L’ho vista rivoltare pagine a tarda notte, nessuno poteva fermarla. Qualche volta – continua il giornalista – quando ormai i giochi erano fatti e il giornale era in stampa, entrava nella mia stanza e mi parlava della sua famiglia, dei suoi viaggi avventurosi, degli studi classici, delle sue più grandi passioni, la musica, il piano. Era – aggiunge Cerasuolo – come se a un tratto entrasse in stanza la vita».

Perché sì, fare i giornalisti può rappresentare un privilegio – Tiziano Terzani, per esempio, lo intendeva così il mestiere; una professione che permette di fare a tutti le domande più impensabili, di ficcare il naso ovunque – ma anche un terribile sacrificio nei confronti degli affetti, degli amici a cui si dedica sempre meno tempo, sempre meno attenzione in favore di sua maestà la notizia. Quelli che sono colleghi diventano famiglia: il tempo trascorso insieme pare eterno. «Io ho voluto Cristina – dice poi Ennio Simeone, già direttore del Quotidiano della Calabria, nel corso dell’evento – come caporedattore del giornale. Era bravissima, aveva una visione d’insieme sul mondo, dote essenziale per ricoprire questo incarico, e una straordinaria versatilità: poteva passare dall’economia al colore senza alcuna sbavatura. Nelle sue mani – prosegue Simeone – la fattura del giornale era qualitativamente altissima. Cristina è stata per me un vero e proprio patrimonio».

Su questo è d’accordo anche Rocco Valenti, direttore responsabile del Quotidiano del Sud, che parla di Cristina Vercillo, con la quale ha lavorato fianco a fianco fino a quando la malattia non l’ha portata via, come di «una grande professionista, dalla straordinaria sensibilità». «Oggi – chiosa Valenti – celebriamo la nostra collega raccontando quello che è stato il suo lavoro, imprescindibile. Ma anche ricordandone le parole, perché sì, quando Cristina scriveva, e lo dimostrano i pezzi a sua firma custoditi nel nostro archivio, era come toccare con mano l’umanità, quella di una persona che ci manca profondamente». Il giornalismo fuori dai riflettori, dunque. Quello di Cristina Vercillo e di quei tanti, tantissimi che all’io preferiscono il noi. E sanno quant’è bello svegliarsi, sfogliare le pagine cucite, cucinate, realizzate con amore e dire che sì, «abbiamo fatto davvero un bel giornale». Cristina Vercillo l’ha sempre saputo.

L’appuntamento di ieri è stato poi ancor di più impreziosito grazie agli attori Luca Di Pierno e Teresa Nardi del Teatro dei Fliaci, i quali hanno letto, tra gli altri, un articolo a firma di Vercillo; nonché dai brani musicali eseguiti all’arpa dal maestro Rosalba Cirigliano. Proiettato, in ultimo, un video su Cristina Vercillo, a cura di Rosa Cardillo e Valeria Giordano del settore cultura della Fondazione Carical. Hanno chiuso l’evento le bellissime testimonianze di amici e familiari dell’amata giornalista.

UN PREMIO GIORNALISTICO PER LE SCUOLE

Per ricordare Cristina Vercillo la Fondazione Mario Dodaro e il Quotidiano del Sud hanno annunciato ieri un concorso-premio per gli studenti delle classi quinte degli istituti secondari di secondo grado di Cosenza, Rende e Castrolibero, che partirà dal prossimo anno scolastico. «Cristina amava interrogarsi sui giovani, sul mondo delle nuove generazioni – ha detto il direttore Rocco Valenti – pertanto, vogliamo offrire ai giovani questa opportunità, che poi è un modo per riflettere sui temi che Cristina stessa amava, la musica, il viaggio. Ogni 15 giugno – continua Valenti – terremo la premiazione e alto il nome della nostra collega». Ad apprezzare l’iniziativa, sempre nel corso dell’evento moderato dalla giornalista Luciana De Luca, il direttore della Fondazione Carical Carlo Cannataro. «Cristina Vercillo era un’amica della Fondazione – dichiara Cannataro -, era membro della commissione esaminatrice in seno al nostro Premio -, dunque, per ricordarne l’opera svolta, vorremmo anche noi fare qualcosa: mettere a disposizione delle borse di studio per i più giovani».

A commentare positivamente l’iniziativa anche la dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Loredana Giannicola. «Tutto questo è bellissimo, oggi in un mondo in cui siamo inondati di notizie è giusto che i ragazzi governino un tempo dove è possibile distinguere il vero dal falso – ha dichiarato Giannicola – Spero che il concorso-premio abbia grande successo tra le giovani generazioni».

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