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L'ospedale di Corigliano

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CORIGLIANO ROSSANO (COSENZA) – Non possono e non vogliono restare in silenzio Vito Trotta e Loredana Silvestro, genitori di un giovane di 13 anni, Alessio, affetto da una seria patologia che lo rende diversamente abile e paziente bisognoso di cure e di attenzioni soprattutto in caso di urgenza emergenza, “per un pronto soccorso che tarda ad arrivare”.

Un vero e proprio “abbandono”, affermano, per Alessio che nella serata della vigilia di Natale, giorno in cui, in ogni caso, i presidi ospedalieri dovrebbero garantire il massimo, è rimasto “al freddo e al gelo” per cinque lunghe ore in attesa dell’organizzazione dei soccorsi all’ospedale “Guido Compagna” nel centro storico di Corigliano, della città di Corigliano Rossano.

La prima reazione all’ennesima “forma di ingiustizia” per Alessio è la richiesta di attenzione rivolta al ministro Speranza e al presidente della Regione Calabria, Occhiuto. Ma anche una informativa inviata all’autorità giudiziaria. La famiglia Trotta si dice pronta ad avviare azioni eclatanti. Perchè “dopo 13 lunghi anni – fanno osservare i genitori – la storia si ripete”.

Il racconto è chiaro: “La stessa scena era stata già vissuta alla nascita – raccontano i genitori del 13enne – il bambino è affetto da encefalopatia ipossica ischemica, da sofferenza perinatale con epilessia focale, farmaco resistente, con diagnosi dell’Annunziata di Cosenza e del Bambin Gesù di Roma”. E lo scorso 24 dicembre la risposta ricevuta al presidio di Corigliano è la stessa di nove anni prima: “Manca l’ambulanza, non c’è il medico a bordo”.

I genitori raccontano cosa è successo: “Il bambino è vittima di mani umane in camice bianco. Cinque lunghe ore di attesa per Alessio, trascorse al freddo di un pronto soccorso umido, senza né bere, né mangiare. Neanche una copertina: a scaldarlo. Ci hanno pensato i cappotti dei genitori. Ma la cosa ancor più grave, è che neanche la terapia è stata somministrata al piccolo degente, colpevole forse solo di essere nato nel posto sbagliato”. Cinque ore di attesa, prima che il piccolo Alessio abbia potuto intraprendere il “suo viaggio della speranza; l’ennesimo”. E i genitori aggiungono un ulteriore particolare, importante: “Era stato tutto scritto nero su bianco, a seguito di una consulenza pediatrica, forse dimenticata in qualche cassetto della scrivania del pronto soccorso o peggio non interpretata da chi doveva allertare un codice rosso”.

Il caso è stato preso in carico dalla onlus “unalottaxlavita”, del presidente Montera. L’appello: «Abbiamo sete di giustizia, ascoltate il grido silenzioso di nostro figlio abbandonato al proprio destino senza cure nè assistenza, anche lui merita una qualità di vita, la migliore possibile».

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