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Don Luigi Ciotti durante una delle Passeggiate della legalità di Libera

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A Cassano la passeggiata della legalità, organizzata da Libera per dire no alla ‘ndrangheta. Coinvolti gli studenti della Sibaritide e numerose associazioni


CASSANO ALLO IONIO- Camminare insieme, gli uni accanto agli altri, tra visi noti o sconosciuti. Tutti, però, uniti dal comune desiderio di percorrere le strade di Cassano per dire: “Basta! Non vogliamo morire di ‘ndrangheta”.
Domattina, 17 febbraio, alle 10, partirà dallo slargo dell’ex caserma dei carabinieri a Cassano, la passeggiata della legalità organizzata da “Libera” che vede coinvolti molti studenti degli istituti scolastici della Sibaritide oltre che numerose associazioni provenienti da tutta la Calabria. 

Amministratori, rappresentanti sindacali e istituzionali percorreranno via Giovanni Amendola e corso Garibaldi per ritrovarsi tutti insieme a piazza Matteotti. Qui don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione “Libera”, concluderà la manifestazione dopo i numerosi interventi degli studenti. Tra loro ci sarà anche Ludovica Cimino, V liceo classico sezione A, dell’Istituto di istruzione secondaria Erodoto di Thurii di Cassano Jonio. 

“Questa iniziativa – spiega – è molto importante perché c’è tanta paura, tanta omertà, ma se uniamo le forze e ci facciamo coraggio a vicenda, riusciremo a trovare il modo per costruire una società migliore”. Una società – come diceva il giudice Paolo Borsellino – dove si possa ancora sentire il profumo della libertà. Una libertà che negli ultimi tempi nella Sibaritide è stata messa a rischio da numerosi atti intimidatori ad amministratori, imprenditori e persino giornalisti colpevoli di raccontare il clima di paura che si respira all’interno delle comunità prese di mira.
“Noi giovani – continua Ludovica – non dobbiamo scendere a patti con la criminalità organizzata. Ciò che voglio dire è che spesso, soprattutto i ragazzi, si fanno attrarre da falsi miti, dal potere, dai soldi facili. C’è chi è in grado di difendersi, di restare fuori da alcune dinamiche relazionali pericolose e chi, invece, trovandosi in un momento di fragilità può cadere nella trappola che gli viene tesa”.

C’è gran fermento tra gli studenti per l’incontro con don Ciotti. Gaia Caterina Martino della V A rilegge le domande che vuole porgli: “Le mafie vanno dove c’è ricchezza e potere. La ‘ndrangheta è in tutta Italia e si è insediata anche all’estero nutrendosi di rapporti strettissimi con il mondo politico e imprenditoriale. In questo contesto cosa possiamo fare noi giovani per cambiare le cose partendo da esempi pratici della vita quotidiana?”. E la seconda riguarda il ruolo dello Stato e la necessità, per ogni cittadino, di sentirsi tutelato.
Denisaa Visan della V A ad indirizzo socio-sanitario affida a un foglio le sue riflessioni sul tema: “La mafia è un’organizzazione criminale che sfrutta e opprime le persone per il proprio tornaconto. Sotto il suo dominio, la società soffre di corruzione, intimidazione e violenza. Questo comporta danni irreparabili alle famiglie, all’economia e alla reputazione della nostra nazione. Dobbiamo combattere la mafia attraverso la giustizia, la trasparenza e la solidarietà comunitaria, per garantire un futuro migliore per le generazioni a venire”.

Don Ciotti ha sempre prestato particolare attenzione ai giovani. E in più occasioni ha richiamato gli adulti a precise responsabilità. “I giovani quando trovano punti di riferimento veri, credibili, ci sono – ha detto – si entusiasmano e si impegnano. Dobbiamo essere noi a non illuderli, dobbiamo creare le condizioni perché loro possano essere accolti e riconosciuti. Questa è una società che si preoccupa dei giovani ma non se ne occupa come dovrebbe”.
E in quest’ultima affermazione del presidente di “Libera” c’è un riferimento preciso alla mancanza di opportunità lavorative per i giovani. E soprattutto richiama l’attenzione al fenomeno della dispersione scolastica che soprattutto al Sud rappresenta una vera  e propria emergenza sociale. Lasciare i giovani sulla strada, senza una visione di futuro, significa offrire manovalanza alla criminalità organizzata che pesca nel mare del disagio per allargare le fila dei suoi accoliti. E per questo è importante camminare uno accanto all’altro, sostenersi a vicenda e cercare le ragioni profonde di un fenomeno, quello della criminalità organizzata, che si nutre di povertà culturale e noncuranza.

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