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L'inaugurazione della piscina interna, correva l'anno 2011

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COSENZA – Doveva essere un punto di riferimento per gli sportivi del capoluogo bruzio ma il Parco acquatico allo stato attuale aspira al massimo ad entrare nella famigerata black list delle cattedrali del deserto. Nonostante i proclami e i buoni propositi l’opera resta un cantiere da ultimare e le attività non sono sostanzialmente mai partite. Eppure le prospettive erano ben diverse.

La struttura sorge lungo il Crati, alla confluenza con il torrente Cardona nell’area che da Guarassano arriva allo Spirito Santo. Sull’appalto, è bene ricordarlo, incombe pure un’inchiesta della magistratura per una presunta truffa in danno dello Stato. La prima “inaugurazione” sotto forma di sopralluogo al cantiere da poco aperto, risale alla primavera del 2008 (in piena consiliatura Perugini): si annunciava che entro la fine del 2009 Cosenza avrebbe avuto il suo angolo di spiaggia in città. Il secondo “taglio del nastro” ci fu tre anni dopo e in quel caso si suggellava la fine dei lavori del primo lotto funzionale.

Riflettori puntati e grandi speranze sulla piscina semi-olimpionica e le altre vasche esterne (da realizzare) ma a un certo punto i lavori si sono interrotti. Una primissima sospensione fu da addebitare al perfezionamento degli espropri. Poi si mise di mezzo, come se non bastasse, anche un contenzioso con l’impresa aggiudicatrice dell’appalto. Se, nel frattempo, i cantieri sono rimasti fermi non si può dire la stessa cosa dei balordi. Vandali e ladri hanno infatti fatto man bassa di materiale vario nel corso degli anni rubando infissi, fili e pannelli. Ci sarebbe stata, nel corso dell’ultimo decennio, la sostituzione del materiale rubato con ulteriori risorse destinate all’opera.

La riqualificazione dell’area in questione cominciò già nel 2007. Due milioni e mezzo (il primo lotto del finanziamento) per realizzare un impianto sportivo dotato di piscina semi-olimpionica, locali tecnologici, verde e parcheggi, altre due vasche all’esterno, una per la pallanuoto e una per i bambini, spogliatoi e docce, una passerella in legno per collegare le due sponde del Crati, due ingressi, uno veicolare lato Sant’Ippolito e uno pedonale sul Lungofiume.

Il Parco acquatico, all’epoca, doveva rappresentare un punto di svolta per la città di Cosenza che avrebbe avuto, almeno nell’immaginario collettivo, il suo “pezzo” di mare. L’opera si inseriva infatti nel più ampio e ambizioso progetto del Parco fluviale. In molti però storsero il naso sulla questione. Non tanto sull’utilità dell’opera ma più che altro sui costi gestionali che, com’è noto, quando si tratta di piscine e affini sono piuttosto esosi.

Questo tipo di problema però non si è semplicemente posto perché il Parco acquatico, de facto, non è mai entrato pienamente a regime. L’aspetto che fa drizzare i capelli è sicuramente l’ennesimo sperpero di denaro pubblico per un’opera di cui i cittadini, dopo quasi 15 anni, non hanno ancora visto la luce.

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