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Aneliya Dimova

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BELVEDERE MARITTIMO (COSENZA) – Vanno avanti senza sosta le indagini relative alla morte violenta della 55enne bulgara Aneliya Dimova, avvenuta nella casa del centro storico di Belvedere Marittimo, nei pressi di piazza Amellino (LEGGI). Ed è proprio in quella casa a piano terra, che fa angolo tra via Pepe e largo Crocifisso, che sono tornati in forze i carabinieri per setacciare palmo a palmo ogni stanza alla ricerca di preziosi elementi da inserire nelle tessere del mosaico che gli investigatori stanno ricostruendo.

I carabinieri, coordinati dal capitano Andrea Massari, comandante della compagnia di Scalea, stanno sentendo vari testimoni: gli amici che domenica mattina sarebbero dovuti uscire con la vittima; i connazionali che l’hanno trovata senza vita in casa, quelli che avevano contatti con la donna, un 70enne con il quale Aneliya Dimova pare avesse una nuova relazione. Gli amici, domenica mattina, hanno provato a chiamare la donna più volte, senza ottenere risposta. Una situazione che li ha messi subito in allarme. Era organizzata un’uscita in assoluto relax.

Quando i connazionali hanno percorso via Pepe e poi largo Crocifisso hanno notato la presenza della Panda rosa della donna. Quindi hanno immaginato che si trovasse a casa. Ma, alla mancata risposta alle continue telefonate, è seguita una serie di bussate alla porta d’ingresso. Non ricevendo risposta, hanno intuito che qualcosa di tragico fosse successo in quella casa. Dopo aver aperto la porta, la macabra scoperta. Sul posto, immediatamente i carabinieri, e poi i reparti speciali del Ris per il recupero degli elementi utili alle indagini. Rilevate tutte le tracce di sangue presenti nell’abitazione.

Si scava anche nella vita della donna. Circa sei anni fa, era deceduto il compagno, un medico con il quale aveva convissuto e che le aveva lasciato l’abitazione in usufrutto. La bulgara viveva con la reversibilità della pensione, che le spettava proprio grazie al matrimonio con il medico. Una vita semplice. Chi la conosce parla di una donna tranquilla, lavoratrice, senza grilli per la testa. I carabinieri sono impegnati a scavare fino in fondo nel passato della donna, non escludendo la possibilità di un delitto a sfondo passionale. Ma si valuta anche l’ipotesi di un omicidio avvenuto per caso, magari durante una tentata rapina all’interno dell’abitazione. Sì, perché le uniche certezze che si hanno, in attesa del responso dell’autopsia, disposta dall’autorità giudiziaria, sono le condizioni del corpo della povera straniera. Probabilmente picchiata, con il cranio fracassato. Il cadavere è stato trovato coperto. Sul viso un asciugamano.

La matassa da sbrogliare è complicata. I militari stanno visionando, pixel dopo pixel, i video delle telecamere di sorveglianza che sono riusciti a recuperare, per capire se possa essere individuato qualche elemento utile alle indagini per associare un volto all’assassino che ha usato modi senz’altro duri nei riguardi della povera vittima. Non si esclude però che Aneliya Dimova non abbia neanche opposto resistenza. L’attività di indagine è coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni e dal sostituto Rossana Esposito; dal punto di vista operativo, coordina il capitano Andrea Massari comandante della compagnia di Scalea, in collaborazione con il maresciallo Diana della stazione locale dei carabinieri.

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